Le nuotatrici: recensione
C’è una mano femminile dietro il film di Netflix, Le nuotatrici (The Swimmers), ed è quella della regista e sceneggiatrice britannica nonché cittadina egiziana, Sally El Hosaini. La regia del film è superba e non lascia spazio a tempi morti e lungaggini inutili. Complice anche l’ottima sceneggiatura che Sally El Hosaini ha scritto con il drammaturgo britannico Jack Thorne. La pellicola, oggetto di questa recensione, si inserisce a pieno titolo nel filone drammatico e biografico. Il film racconta, senza perdersi in eccessivi preamboli, la storia vera delle nuotatrici siriane Yusra e Sarah Mardini, interpretate nel film da Nathalie Issa e Manal Issa.
Le nuotatrici, un film basato su un’intensa storia vera
Nate a Damasco, le due sorelle, grazie all’impegno del padre, anche lui nuotatore, cominciano a dedicarsi al nuoto molto presto ma è Yursa che eccelle in questo sport specializzandosi negli stili farfalla e stile libero.
Il conflitto siriano metterà a dura prova le loro vite distruggendo la piscina dove si allenavano e la loro abitazione tanto che nel 2015 le due ragazze decidono di intraprendere con il cugino un pericoloso viaggio alla volta della Germania con l’obiettivo di far arrivare poi in Europa anche i genitori e la sorellina minore.
Da Damasco le due ragazze arrivano in Turchia e da lì con un barcone malconcio, insieme ad altri rifugiati e al cugino, raggiungono l’isola di Lesbo, in Grecia. I naufraghi riescono a salvarsi grazie al coraggio delle nuotatrici che trascinano a nuoto nell’arco di più di tre ore l’imbarcazione – che rischiava di affondare – per un tratto del Mar Egeo. Un’impresa eroica che sarà poi notata e valorizzata in Germania tanto che Yusra parteciperà alle Olimpiadi di Rio nel 2016 con la Squadra dei Rifugiati.
Sarah prenderà invece un’altra strada. Deciderà infatti di impegnarsi come volontaria con la Emergency Response Center International, un’organizzazione no profit umanitaria greca. Di recente insieme ad altri attivisti è stata accusata di far parte di un gruppo criminale finanziato da denaro sporco e traffico di esseri umani. Rischia 25 anni di carcere. Le organizzazioni umanitarie hanno definito questo processo un abuso politico e il Parlamento europeo ha specificato che si tratta di una criminalizzazione della solidarietà.
I valori dello sport
Il film, Le nuotatrici, si sofferma soprattutto sull’esodo delle due sorelle che, insieme al cugino, dovettero affrontare tutta una serie di peripezie tra malaffare, criminalità, abusi e soprattutto diffidenza da parte delle popolazioni locali (come si vede nella sequenza in cui i rifugiati arrivano a Lesbo). La pellicola fa vedere nelle sequenze iniziali come i siriani, nonostante la guerra, cerchino di costruirsi giorno per giorno la loro normalità, con dignità e coraggio.
Ma il lungometraggio fa leva anche sui valori dello sport, quali la motivazione, il desiderio di rivalsa e la condivisione di ideali che accomunano gli oltre 5 milioni di rifugiati che ci sono nel mondo. Gente che è scappata dai bombardamenti, dalla fame, dalla violenza su donne e bambini. Gente che abbandona lo spazio conosciuto per l’incertezza percorrendo sentieri ignoti e pericolosi nella speranza di un futuro migliore per sé e per i propri figli. Se potessero scegliere, resterebbero nei loro Paesi ma purtroppo non hanno possibilità di scelta. Il film mostra tutto questo e molto altro con forza e audacia.