Il film ‘Marilyn ha gli occhi neri’ e il tema della diversità

Marilyn ha gli occhi neri: trama e recensione

Il tema della diversità nel Cinema è ridondante negli ultimi anni, proprio perché si avverte anche nella Settima Arte l’urgenza di rendere più inclusiva la nostra società valorizzando al contempo differenze e peculiarità soggettive perché ciascuno può dare il meglio di sé quando non viene deprivato dei diritti essenziali.

Questa tematica viene vista (da registi e sceneggiatori italiani e non) da diverse angolazioni e viene sviluppata in modo diverso tramite generi cinematografici differenti passando dal dramma al biopic e alla commedia. Marilyn ha gli occhi neri si inserisce in questo contesto.

Il regista Simone Godano, pur non raccontandoci nulla di nuovo, cioè nulla che non emuli film quali per esempio l’italiano La pazza gioia o l’americano Il lato positivo, riesce a girare una commedia gradevole che diverte e fa riflettere.

Marilyn ha gli occhi neri trama

La trama

Come nel lungometraggio statunitense Quello che tu non vedi, Godano pone al centro una coppia etero affidando il ruolo di protagonisti a Stefano Accorsi e Miriam Leone che interpretano rispettivamente Diego e Clara.

Il primo è un cuoco nevrotico che non riesce a gestire la rabbia e che è affetto da una serie di tic e manie. Divorziato e padre di un bambina, Diego, dopo l’ennesimo attacco d’ira, che gli costa il licenziamento, deve seguire un percorso in un centro di riabilitazione diurno altrimenti non potrà vedere la figlia.

Qui incontra Clara, una mitomane che dice una marea di bugie e che finge di essere un’attrice di teatro. Il centro è gestito da uno psichiatra (Thomas Trabacchi) che durante le sedute di gruppo propone ai suoi pazienti di cucinare per gli anziani del quartiere. Clara con l’aiuto di Diego creerà un vero e proprio ristorante che presto si fa apprezzare in città.

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Una commedia gradevole

Insomma Marilyn ha gli occhi neri è una commedia molto gradevole che viene resa tale soprattutto dalla complicità che si viene a creare tra i due attori protagonisti, i quali sono anche molto bravi nel rimarcare le disabilità e le eccentricità dei loro personaggi. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello

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