Matrix Resurrections: recensione del film
Matrix Resurrections è uno sci-fi molto complesso che esce dai confini ordinari della Fantascienza per convogliare in più direzioni che abbracciano varie discipline, dalla filosofia alla psicologia più di quanto avevano fatto i prequel. Il quarto capitolo della fortunata saga, difatti, con il suo linguaggio criptico descrive bene le ansie dell’uomo qualunque che, anestetizzato dalla pillola blu che gli dà il suo psicoterapeuta, vive in una realtà fasulla e di cartapesta. Thomas Anderson (Keanu Reeves) è un nerd che ha creato un videogioco chiamato The Matrix grazie ai ricordi di Neo.
Thomas/Neo vive come un automa fino a quando decide di non assumere più la pillola. Comincia così a ricordare chi era e si ritrova ben presto in una capsula, a poca distanza c’è Trinity (Carrie-Anne Moss) che nella vita ordinaria si chiama Tiffany ed è una mamma e una moglie che non si ricorda più di Neo né di Matrix. Neo si propone il compito di spingere Trinity a compiere una scelta facendole ricordare chi è per davvero.
Il film parla di libero arbitrio e di seconde possibilità…
Matrix Resurrections parla dunque di libero arbitrio, di seconde possibilità, di scelte scomode e del lato ombra dell’essere umano sotto un profilo puramente individuale e soggettivo. Dal punto di vista collettivo invece mette in luce le insidie del sistema che tende ad essere conformante e conformista, sopprimendo così libertà e creatività in nome di un’omologazione a cui nessuno riesce più a sottrarsi anche a causa delle nuove tecnologie e degli algoritmi dei social network ma anche per le regole del business non solo hollywoodiano. Ovviamente il tutto viene espresso in Matrix Resurrection con metafore e simboli attraverso creature e figure ancestrali.
Più chiavi di lettura
La nuova pellicola di Lana Wachowski si presta bene a più chiavi di letture. Può essere difatti letta in chiave psicoanalitica e introspettiva magari rifacendosi alla psicologia del profondo di Carl Gustav Jung. Quindi Thomas potrebbe essere l’Io annebbiato, Neo l’animus, Trinity l’anima. Può essere letto pure con una lente femminista: la donna non è ancora libera di esprimersi uscendo dal ruolo di madre e moglie per essere pienamente se stessa ed usare così la propria energia. Ma questa libertà è a portata di mano, basta solo vederla e afferrarla.
Il film può essere visto infine per ciò che è: un lungometraggio di Fantascienza, forse un po’ confuso ma che continua ad emozionare perché dopotutto, comunque la vediate, anche questa pellicola parla di noi e del nostro modo di stare al mondo sia come singoli che come collettività. E pure questa volta sono evidenti i riferimenti al mito della caverna di Platone. Da vedere per riflettere. La recensione di Matrix Resurrections è stata scritta da Maria Ianniciello