Vicini di casa: recensione

Vicini di casa: recensione e trama

C’è un’immagine ricorrente nel film Vicini di casa: il terrazzo di Giulio e Federica viene ripreso dall’alto, più volte. Non è un terrazzo che apre davvero verso l’esterno, come quello di Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, dove i due protagonisti (interpretati da Sophia Loren e Marcello Mastroianni), pur vivendo in un contesto claustrofobico e coercitivo, hanno ampie vedute con la loro curiosità e voglia di conoscere. Il terrazzo di Vicini di casa è piuttosto una fessura avvolta in pareti doppie, tanto da dare l’impressione dall’alto di essere come un piccolo cortile di una prigione; dorata ma pur sempre una prigione! Paolo Costella sceglie forse questa immagine per ricalcare il senso di chiusura che si prova entrando nell’appartamento.

Il matrimonio come gabbia

Giulio (Claudio Bisio) è un insegnante, Federica (Vittoria Puccini) verosimilmente è una casalinga ma non ci è dato saperlo con certezza. Lui entra in casa, lei gli dice che ha invitato i vicini che, a giudicare dai rumori notturni, hanno una vita sessualmente molto attiva. Giulio non vuole passare la serata con la coppia, Federica invece ha comprato il prosciutto di qualità ed indossa abiti a festa. Quando i due arrivano, comincia una serie di gag esilaranti che culminano in un finale tragicomico.

Paolo Costella, da bravo sceneggiatore e regista, gira un film totalmente al chiuso senza annoiare. L’abitazione di Federica e Giulio diventa dunque teatro di un conflitto matrimoniale, un po’ come la casa di Scene da un matrimonio (serie tv del 2021) o l’appartamento dalle pareti beige di Marriage Story (film del 2019).

Il matrimonio per i protagonisti è una gabbia, e mentre lui finge che tutto vada bene, rifugiandosi nell’ironia, lei invece si accorge che tutto sta precipitando ed esce dal gioco delle parti perché ha bisogno di sentirsi piacente e di piacere. Laura (Valentina Lodovini) e Salvatore (Vinicio Marchioni) fanno dunque da contraltare ai due coniugi, con le loro provocazioni e il loro erotismo.

I vicini come testimoni e specchio di un legame alla deriva

Laura è psicologa e diversamente da Federica – che indossa un abito celeste confetto, con scarpette da ballerina di tango – è molto provocante: veste di nero e mette in mostra il suo decolté. Salvatore fa il pompiere e anche lui nell’abbigliamento è più disinvolto e meno gessato di Giulio. L’appartamento invece sembra un museo, con gli oggetti di grosso valore che il taccagno padrone di casa custodisce con gelosia. Dunque, Costella ci invita, tramite parole calibrate e ben studiate, a riflettere sul matrimonio e in modo particolare sulle possibili ma non assolute dinamiche della coppia consolidata, tra mancanza di erotismo e bei ricordi sbiaditi. La noia, le abitudini, l’eccessivo controllo ingabbiano l’eros dei coniugi a tal punto da far sentire marito e moglie due perfetti sconosciuti. Mentre i vicini di casa diventano poi testimoni (e chissà forse anche risolutori?) di un legame alla deriva.

“Se non si ha altro da aspettarsi tranne le cose abituali, la vita non può più rinnovarsi, diventa stantia, si congela, si pietrifica, come accade alla moglie di Loth, incapace di distogliere gli occhi dalle cose a cui aveva attribuito valore in precedenza”, disse lo psichiatra Carl Gustav Jung. Ed è un po’ ciò che accade in questa commedia, che (è il remake di una pellicola spagnola) diverte con gusto ed eleganza.

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