Una parola che in questa emergenza da Coronavirus attira la mia attenzione è Responsabilità. Questo termine di origine francese è diventato di uso comune soprattutto in questo periodo così particolare e nuovo. Viviamo un momento di forte incertezza che porterà dei cambiamenti nelle nostre vite volendo o nolendo.
Carl Gustav Jung parlava di inconscio collettivo per dirci, tra le righe, che alla fine siamo tutti collegati. E lo stiamo vedendo proprio in questi giorni: ogni nostra azione condiziona nel bene e nel male la quotidianità dell’altro.
Quindi, se da un lato abbiamo la necessità di vivere liberamente, senza che qualcuno ci imponga cosa fare o non fare, dall’altro sappiamo o dovremmo sapere nel nostro intimo che la libertà di ciascuno finisce dove comincia quella altrui. Si tratta di un limite labile e quindi facilmente superabile. Eppure è molto importante che questo spartiacque venga definito soprattutto in un periodo di grave emergenza.
Il Coronavirus ha invaso, infatti, le nostre vite, limitando gli spazi vitali, proprio come fa il virus con il nostro organismo quando attacca ciò che ci permette di vivere: il sistema respiratorio.
Ci sentiamo, quindi, tutti prigionieri di qualcuno o di qualcosa. E siamo pronti proprio per questo a mettere la lettera scarlatta sulla fronte di chi commette il primo passo falso gridando al senso di responsabilità che ognuno però dovrebbe avere.
E siamo pronti inoltre a sbattere il mostro in prima pagina, proprio come vediamo nel film omonimo, e se potessimo lo daremmo anche in pasto alle iene.
Purtroppo la parola responsabilità, se mal interpretata, ci potrebbe far diventare dei cannibali che seguono solo le loro pulsioni più istintive. O al contrario questo termine, se compreso e messo in pratica, potrebbe renderci più liberi, più inclini all’ascolto, più consapevoli di ciò che avevamo prima e sicuramente più grati.
Di conseguenza, come ogni calamità e malattia, anche il Coronavirus ci dà una doppia possibilità: cambiare rotta per riapprezzare la vita in tutte le sue peculiarità o continuare a dare la caccia all’untore di turno senza mai chiedersi: e io cosa sto facendo per me e per gli altri? Il Coronavirus può acuire le distanze, non solo fisiche ma mentali, oppure può avvicinarci tutti rendendoci finalmente uniti come popolo, come nazione…
Responsabilità in questo momento vuol dire applicare nella pratica tutto ciò che ci viene detto per noi e per gli altri in modo da vivere liberi domani. Quindi, anche io vi chiedo di stare a casa e di essere responsabili.
Consigli cinematografici sul senso di responsabilità
Vi consiglio di vedere Il diritto di opporsi. Un film che ci fa riflettere sul senso di responsabilità e giustizia di un avvocato. Un altro film che indaga sulla capacità di una donna di rischiare il tutto per tutto per la Verità è A private war. Buona visione! (Marica Movie and Books)