Room: recensione di un film da Oscar

Room è un film del 2015 che trovi in abbonamento su Netflix e a noleggio su YouTube, Prime Video, Tim Vision e Google Play Film. La pellicola di tanto in tanto va in onda sulle reti Mediaset (il 3 luglio 2022 su Canale 5 in prima serata, ndr). Il film ha ricevuto diversi riconoscimenti e nominations, tra cui l’Oscar nel 2016 per la miglior attrice protagonista che è andato a Brie Larson, la quale ha ottenuto anche un Golden Globe per la medesima interpretazione.

Room: recensione del film

Room è un film altalenante che oscilla tra un’acuta forma di claustrofobia e la folle sensazione che tutto quel calvario prima o poi finirà. La tua schiena tende in avanti. Non ha più importanza il luogo in cui ti trovi, perché questo film annulla lo spazio e il tempo, facendoti diventare un tutt’uno con lo schermo: partecipi al dramma di una donna che ha perso la libertà sette anni prima, quando era una diciassettenne che amava lo sport e si divertiva con le amiche.

I tuoi piedi scalpitano nell’attimo in cui il piano di fuga diventa realtà, poi i battiti del tuo cuore rallentano nel secondo tempo, dove tutto si compie, di conseguenza c’è solo da osservare per andare oltre le semplici parole.

La macchina da presa di Lenny Abrahamson ci porta da subito in un campo ristretto: una stanza di pochi metri quadri, nella quale una mamma e suo figlio di cinque anni, Jack, vivono. In quel piccolo ambiente c’è tutto il loro mondo: il gabinetto, la vasca, la lampada, la cucina e il lucernario. Il bambino cresce pensando che tutta la realtà sia racchiusa in quella stanza e che la televisione trasmetta immagini provenienti da una società fantasiosa.

Un film sulla libertà che anticipa le sensazioni provate da molti durante la Pandemia da Covid-19

La libertà è il bene più prezioso che abbiamo e Room ha il grande merito di farci capire quanto siamo fortunati nel poter gestire autonomamente le nostre vite senza dipendere da un carceriere che può toglierci l’energia elettrica e i viveri anche per il solo gusto di vederci soffrire.

Room recensione film

Trama e considerazioni

La storia raccontata in questa pellicola è verosimile. Chi non ricorda Elisabeth, la quarantaduenne austriaca segregata dal padre in un sotterraneo? O la vicenda delle donne dell’Ohio rapite da tre fratelli?

Dacia Maraini nel suo romanzo “La bambina e il sognatore” narra una storia di trame oscure con protagoniste bambine che diventano merce nelle mani di uomini senza scrupoli e di carcerieri psicopatici. 

Fatti raccapriccianti che hanno stimolato anche la fantasia della scrittrice Emma Donoghue, il cui libro ha ispirato il film Room, un capolavoro della cinematografia che ha consentito all’attrice protagonista, Brie Larson, di ricevere la sua prima nomination e il suo primo premio Oscar.

Un’interpretazione magistrale che ci fa accapponare la pelle, come del resto riesce a fare Jacob Tremblay, il bambino prodigio che veste i panni del piccolo Jack, un personaggio eloquente che con ingenuità e immediatezza ci fa avventurare nei meandri della psiche, la quale soffre solo per ciò che sa di poter avere e non ha.

La pellicola coinvolge con i suoi due punti di vista paralleli: lo sguardo di una mamma, che è cosciente del proprio dramma, e quello di un bambino inconsapevole di ciò che c’è al di là della stanza e di conseguenza è a suo agio in quel microcosmo. Un po’ come lo era Truman del film The Truman Show (1998) prima di scoprire che la città dove viveva era in realtà uno studio cinematografico costruito per girare il reality della sua vita.

Insomma è un film che tocca le corde del cuore, come solo un dramma ben costruito può e sa fare. Di seguito il trailer.

La recensione di Room è stata scritta e pubblicata nel 2015 ed è stata aggiornata il 3 luglio 2022, alle ore 10.

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