Nati dalle ceneri della “La Folkeria”, i San Pietro sono un gruppo folk rock del bergamasco e lo scorso febbraio hanno pubblicato un disco, omonimo, in cui hanno filtrato le cifre stilistiche preesistenti virando verso nuove e ritmate direzioni. Energia e vitalità sono i punti cardinali delle nove tracce che compongono un disco spesso incentrato sui momenti più difficili della vita quando la paura ti opprime ed il respiro si fa affannoso. Massicci interventi di chitarre elettriche regalano sfumature stoner al sound dell’album che, di per sé, si mostra aperto a più fronti musicali.
Damiano Sangaletti (voce, chitarra acustica), Andrea Martina (chitarra elettrica, cori), Mauro Amadei (batteria), Giorgio Vitali (basso) suonano con un approccio energetico, eppure fresco, senza trascurare mai un tocco di elettronica che rende gli arrangiamenti sicuramente peculiari. La vocalità trascinata di “America” ed il mix di folk e country di “Corrispondenza univoca” introducono il malcostume di “Borbottando”. “Morto un Papa se ne fa un altro”, canta Sangaletti in “Lui- Il sorteggiato” tuttavia è impossibile trascurare le “voci di persone che vivono la giornata nel cercare di spiegare una vita non goduta” di “1080”. Chitarre acustiche ed elettriche volteggiano tra un brano e l’altro cercando di rendere fedelmente l’idea di un disco finalizzato alla descrizione di un animo in crisi che, tuttavia, non getta la spugna. Le boccate d’aria urgenti di “Nero vinile” ed il bicchiere sempre pieno di “Lei la sorte” coprono di polvere “Little boy” mentre è davvero apprezzabile “il valore della gente che molla tutto per scoprire il niente”, de “Tutto o niente” che chiude il disco con una grande verità.
Raffaella Sbrescia