Saving the Amazon è un documentario che affronta una problematica che riguarda tutta l’umanità. Nel corso dei 40 minuti di video, infatti, è possibile ricomporre una parte di un puzzle che non vorremmo costruire.
Tra intrecci geopolitici e forti interessi economici, il documentario alza i riflettori sull’Amazzonia, la foresta pluviale che garantisce la vita sul nostro pianeta e che è sempre più a rischio, nonostante l’intervento delle associazioni ambientaliste internazionali e dei guardiani della foresta. Quest’ultimi in particolare rischiano la morte ogni giorno per difendere gli alberi dai taglialegna che, mediante il fuoco, stanno disboscando uno dei polmoni verdi della terra, mettendo a rischio le migliaia di specie protette, sia della fauna che della flora (si pensa che molte siano del tutto sconosciute), e le tribù indigene come gli Awà, una popolazione nomade di raccoglitori che rischia l’estinzione.
Solo nel mese di agosto 2019 sono stati appiccati 30mila incendi in Amazzonia, il 200 per cento in più del 2018, e si tratta di fenomeni per la maggior parte dolosi. Si usa il fuoco perché è economico e rapido. Ma perché si vuole deforestare questo immenso patrimonio? L’idea è quella di destinare i terreni all’allevamento e alla coltivazione della soia, che non viene usata per sfamare l’umanità bensì per nutrire gli animali da macello. L’80% della produzione di soia brasiliana viene esportata in Cina, mentre la legna pregiata finisce soprattutto in Europa e addirittura in Australia.
La politica del nuovo presidente brasiliano Jain Bolsonaro, che rinnega il cambiamento climatico e non è favorevole ad un’economica più sostenibile, incentiva poi i taglialegna e la microcriminalità locale.
Dunque, Saving the Amazon ci racconta questi fatti attraverso una serie di interventi di esperti e di persone del posto. Il reportage – che è stato realizzato da Sophie McNeil nel 2020 – è visibile su Amazon Prime Video (puoi vederlo qui).