Avevo sottovalutato il film Seven Sisters e invece, nella sala cinematografica, non molto gremita ma sicuramente silenziosa, mi sono dovuta ricredere già dalla prima sequenza. Di già visto in Seven Sisters c’è ben poco, se non altro alcuni concetti chiave, che si ripetono spesso nelle pellicole di fantascienza di ultima generazione. Siamo nel 2073. Affidandosi alla voce di una giornalista televisiva, il regista ci mostra cosa è accaduto sul pianeta: siccità, carestie, sovrappopolamento. I metodi per arginare questi fenomeni sono efferati e spesso, come accade nell’ultimo periodo in questo tipo di film, le redini sono tirate da una donna spietata e conformista (ricordate Meryl Streep in The Giver – Il mondo di Jonas?). A dimostrazione che il potere ammalia entrambi i generi. E, se in Divergent il ruolo della dispotica Jeanine Matthews era stato affidato a un’attrice come Kate Winslet, in Seven Sisters la cattiva ha il volto di Glenn Close, più spigolosa nei tratti somatici e nel carattere della collega tanto da sembrare l’arcigna matrigna di Biancaneve e non una leader istituzionale.
La trama di Seven Sisters è piuttosto particolareggiata e sicuramente innovativa. Per ridurre le nascite si adotta la strategia del figlio unico, gli altri bambini nati dalla stessa coppia saranno ibernati (altro tema molto in voga, ricordate il film Passengers?). Ma una donna mette al mondo sette bambine; purtroppo la partoriente non sopravvive e a prendersi cura delle gemelle è il nonno materno (Willem Dafoe) che le protegge dall’ibernazione addestrandole, chiudendole in un appartamento e dando alle bambine i nomi della settimana.
Le sette sorelle dovranno far finta di essere la stessa persona (Karen Settman) e ciascuna potrà uscire solo il giorno della settimana di cui porta il nome per sfuggire alle grinfie del Bureau. A dare il volto alle gemelle è una straordinaria Noomi Rapace (l’abbiamo vista in diversi lungometraggi, tra cui Uomini che odiano le donne) che riesce a destreggiarsi egregiamente tra le varie personalità. Seven Sisters – con la regia di Tommy Wirkola – non è privo di sbavature e di certo non è un capolavoro del genere fantascientifico ma riesce ad appassionare. E non è poco!