Si chiude il Neapolis Festival tra stelle, note e magia

@ Umberto Frenna
@ Umberto Frenna

Si chiude nel segno della qualità il Neapolis Festival con il concerto che i Kings of Convenience hanno tenuto sul palco dell’Arenile Reload di Bagnoli a Napoli.

Il duo norvegese formato da Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe si ritaglia un piccolo angolo incantato in una città sofferente. Le delicatissime sonorità delicate, eteree, quasi impalpabili, della prima parte del set  completamente acustico, creano un incantesimo fatato. Senza i lampi e le luci dei flash degli i-phone, i-pad e obiettivi vari, i due cantautori ipnotizzano il pubblico, liberandolo dalla catarsi con un magico schiocco di dita. Il perfetto equilibrio, ormai consolidato del duo, forgia amabilissimi intrecci vocali che prendono diverse direzioni seguendo fantasiose evoluzioni melodiche. Il buon italiano di Erlend Øye e la sua trascinante ilarità conducono la serata tra alti e bassi emotivi; c’è voglia di sognare a Napoli e il ritmo fresco, brioso, che sa di buono e di antico, è quel che ci vuole in una incandescente serata estiva. “I dont’ know what I can save from”, “Me in you”, “Homesick”, “24-25” sono solo alcune delle canzoni più belle cantate dai Kings of Convenience. Di particolare pregio e credibilità la versione in italiano di “Down come the rain”, portata al successo nel 1965 dai Giganti con il titolo “Una ragazza in due”. Una splendida ballad, senza amplificazioni, che s’insinua, senza filtri, sotto la pelle del pubblico. Nella seconda parte del concerto salgono sul palco i “The Ducks”: Davide Bertolini al basso, Craig Farr alla batteria e Ugo Santangelo alla chitarra esaltano, se possibile, i ritornelli catchy del duo. Un finale davvero coinvolgente, con ben due bis, lascia il pubblico in visibilio con delle preziose versioni delle celeberrime “Misread” e “I’d rather dance with you” . Lontano dai decibel, dai flash e dal clamore del trambusto metropolitano è bello socchiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle note e dalle emozioni, una pausa dalla frenesia e dall’apparenza: un toccasana per l’anima.

Raffaella Sbrescia

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