Negli ultimi anni è stata riavviata una riflessione sul grande cinema italiano del passato anche grazie ai lavori di giovani filmaker, che hanno riscoperto aspetti e figure a volte trascurate o interpretato in una chiave nuova il cinema italiano dell’epoca d’oro. Questi lavori, capaci di coinvolgere gli spettatori e narrare la storia del cinema in maniera appassionante, sono tra i prodotti meno visti sul territorio e meno pubblicizzati dai media. Dopo qualche saltuaria apparizione in uno o due festival, scompaiono dal radar per riapparire, i più fortunati, sui canali televisivi che a volte contribuiscono a realizzarli. Per questo motivo Maurizio di Rienzo e Vincenzo Scuccimarra propongono una rassegna di documentari sui grandi film e i grandi personaggi del cinema italiano accompagnati da un regista o un attore di oggi, devoto all’ argomento o alla personalità presentati nel documentario.
La rassegna “Storie del nostro cinema” sarà ospitata dal 18 settembre al 2 dicembre 2012 dalla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma, struttura promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio e del Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la direzione artistica di Caterina d’Amico e la gestione di Zètema Progetto Cultura.
Un modo per raccontare il cinema italiano ai più giovani, proiettare documentari di valore che non riescono ad ottenere una diffusione adeguata e, allo stesso tempo, creare un’occasione di incontro e di conversazione sul cinema per studenti, professionisti, appassionati, aspiranti filmaker e il pubblico affezionato al grande cinema italiano. Per ravvivare in maniera moderna, non pedante né scolastica, il discorso sul cinema italiano attraverso la rievocazione di personaggi e film leggendari; la scoperta di aspetti inediti o poco conosciuti e la rivelazione di inaspettate consonanze tra autori e attori di oggi e quelli di ieri.
Ogni opera presentata sarà accompagnata da un personaggio del cinema italiano contemporaneo devoto al protagonista o all’argomento trattato dal documentario. E sarà interessante verificare quanto i protagonisti del cinema di oggi si ispirino o si confrontino con le grandi figure del passato. Ad esso, oltre che ad ovviamente gli autori, si potranno anche affiancare dei prestigiosi testimoni d’epoca, a creare una triangolazione di sguardi feconda di spunti. E ci piace pensare che il confronto con il passato possa essere uno stimolo per parlare anche dell’attualità e che, certi temi o argomenti evocati dai documentari, possano suggerire anche come affrontare le sfide del presente.
Si comincia con L’importanza di essere scomodo di Gualtiero Jacopetti. Personaggio scomodo e controverso, visionario, protagonista di scandali, tacciato dalla critica di razzismo e fascismo, Gualtiero Jacopetti (1919-2011) è stato un testimone d’eccezione della storia politica, sociale e culturale italiana dallo scoppio della seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni 70. Autore con Franco Prosperi dei documentari ‘Mondo Cane’ (1961) e ‘Africa Addio’ (1966), successi di pubblico mondiali, vincitore del David di Donatello e del Golden Globe, giornalista per la Settimana Incom e per il Corriere d’Informazione, fondatore della rivista Cronache e direttore del cinegiornale “L’Europeo Ciac”, Gualtiero Jacopetti ha avuto il destino – o la straordinaria capacità – di trovarsi sempre al centro delle cose e degli avvenimenti. Accusato da più parti di essere il padre del cinema trash “un mistificatore per vocazione”, “forse il filmmaker più irresponsabile che sia mai esistito”, Jacopetti è stato senza alcun dubbio un ‘cattivo maestro’ che non ha disdegnato di sfruttare la faciloneria e l’arretratezza culturale della società del tempo per propinare immagini shock. Ma anche un uomo dall’indubbio talento, un cronista curioso e feroce. Un viaggiatore dalle avventure epiche, la cui unica vera casa è stata il mondo.