Strike a Pose, Kevin Stea: Madonna e la lotta alla paura

«Madonna mi ha insegnato che è impossibile cambiare il mondo ed essere gentili allo stesso tempo», ha dichiarato Kevin Stea, uno dei ballerini che ha accompagnato la regina del pop nel famoso Bond Ambition Tour negli anni ’90. Ospite al Biografilm 2016 per presentare il documentario Strike a Pose di Ester Gould e Reijer Zwaan, Stea si è lasciato andare a confidenze e riflessioni su quegli anni, in cui insieme ad altri sei ballerini ha condiviso la vita personale e professionale con Madonna. Si trattava del suo secondo tour mondiale che urlava al mondo “Express youself”, mentre dietro le quinte dominava un clima di omertà legato all’omosessualità considerata all’epoca un segreto da custodire per il proprio bene. «La cultura della paura di quegli anni era il nemico contro cui Madonna voleva lottare. Vivevamo in quel clima di paura. Lei ci faceva intravedere una via d’uscita, ma anche le migliori famiglie hanno dei segreti!», ha sottolineato Stea, che ha iniziato la sua carriera con quell’esperienza al fianco di cinque ballerini gay e uno etero, cominciando a esplorare la propria sessualità in un periodo storico soffocato dal problema dell’HIV. «Parlare di Gabriel è sempre difficile e quando ho visto il film i ricordi sono affiorati ed è stato come se lui fosse tornato in vita. Tante persone sono state coinvolte e toccate dal problema dell’AIDS negli anni ’90 per malintesi e mancanza di informazione. Molte persone pensano che visto che ora ci sono delle medicine per tenere a bada la malattia, questo non sia più un problema. Ma non funziona così e spero che questo film possa avviare un dibattito sulla protezione, per quelle persone che ancora provano vergogna», ha aggiunto visibilmente commosso, ricordando l’amico e collega Gabriel Trupin morto senza aver detto a nessuno di essere malato. La storia di questo gruppo di giovani artisti che si consideravano una vera e propria famiglia era già stata raccontata nel film documentario A Letto con Madonna nel 1991, creando scalpore per le immagini esplicite dietro le quinte del medesimo tour della cantante.

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Ma questo nuovo Strike a Pose si concentra sulle emozioni dei protagonisti profondamente feriti da quegli anni di intolleranza e ignoranza che li hanno allontanati dalle proprie famiglie per creare un altro nucleo che Madonna ha tenuto insieme per rompere le regole e farli sentire accettati. Kevin Stea e gli altri ballerini omosessuali sono diventati attivisti gay, ma le loro strade si sono separate e i registi Gould e Zwaag li hanno rintracciati per farli incontrare nuovamente dopo ben 25 anni. «Eravamo nervosi per quell’incontro dopo 25 anni, siamo stati a pensare cosa metterci come quando vai a trovare i tuoi genitori o devi andare ad un provino, ma una volta che ci siamo visti e siamo stati insieme abbiamo realizzato quanto ci eravamo mancati e quanto era stato semplice tornare ad essere noi stessi, quelli di una volta». Madonna dovrebbe aver ricevuto il link del documentario, ma Kevin ci ha detto di non essere sicuro che lo abbia visto, anche se spera di sì. Lui è l’unico del gruppo che ha continuato la carriera di ballerino e coreografo lavorando con grandi artisti come Michael Jackson, Lady Gaga, Britney Spears e Prince. E quando abbiamo ipotizzato che Lady Gaga potesse diventare la nuova Madonna ci ha risposto: «Se oggi incontrassi Madonna, oltre ovviamente a salutarla e chiederle come sta, le direi grazie. Ma Lady Gaga è la più instancabile lavoratrice che abbia mai conosciuto nel mondo dell’intrattenimento. Penso abbia il potenziale per diventare la nuova Madonna, mi regala molta speranza nei confronti del potenziale della musica, della cultura pop, nell’ambito sociale. È molto consapevole dell’impatto di quello che dice, presta molta attenzione alle cause per cui si impegna. Madonna ha un approccio del tipo ‘fottetevi tutti, continuerò a sopravvivere e avere successo nonostante voi’, e la gente apprezza la sua forza; Gaga invece dice che se lei ce la può fare, allora ce la puoi fare anche tu. È una prospettiva ben diversa. Ha fatto di più lei in quattro anni di quanto abbia fatto Madonna in dieci». Inoltre ha aggiunto una riflessione sul compianto Michael Jackson: «Sento una connessione maggiore con lei, per l’intimità che c’è stata quando abbiamo lavorato insieme, ma trovo che Michael Jackson fosse una persona meravigliosa, piena di senso dell’umorismo. La gente non si rende conto quanto fosse divertente, pieno di voglia di vivere le sue fantasie e di fare qualcosa di concreto per cambiare le cose. Aveva un senso dell’avventuroso nelle cose che faceva che mi ha molto ispirato».

Strike A Pose è un documentario emozionante, che, unendo materiale di repertorio a interviste sincere, permette di avere una visione diversa di una grande artista contemporanea che ha utilizzato il suo talento per sfidare un sistema, nonostante le polemiche e il disordine sociale. Ma è anche uno strumento per capire come numerose anime fragili in quegli anni non avessero la libertà di essere se stessi, fermandoci un attimo a pensare che in fondo anche oggi tale libertà non ha oltrepassato indenne i confini dell’ipocrisia e dell’ignoranza ancora molto diffuse. «Credo che questo sia il momento in cui occorre fare qualcosa per limitare l’acquisto delle armi in America. In America ora c’è un grande conflitto, soprattutto tra i conservatori, perché hanno del risentimento verso l’Isis ma anche verso la comunità LGBT, e stanno giocando a passare la colpa da una cosa all’altra in maniera molto ipocrita. So che sembra assurdo, ma questa è l’America, ed è sempre più piena di ipocrisia», ha sottolineato Kevin Stea come ultima battuta dell’intervista, riflettendo sulla strage di Orlando verificatosi poche ore prima. La diversità è diventata una giustificazione per un tipo di violenza che non ha nessuna ragione di esistere.

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