Interpretando il testo satirico di Michele Serra, Claudio Bisio si improvvisa padre disilluso in “Father and Son”, lo spettacolo inaugurale de Il Celebrazioni storico teatro di Bologna che il 24 novembre ha rialzato il suo sipario per inaugurare la stagione 2015/2016. Il Celebrazioni ha riaperto al grande pubblico dopo otto mesi d’intensi lavori di ristrutturazione e restyling. Avevamo già scritto della performance, in occasione dell’allestimento milenese ma, vista l’eccezionalità dell’evento che ha riscosso a Bologna un grande successo, riapriamo una parentesi sulla rappresentazione. Di fronte a personaggi noti come Gianni Morandi, Paolo Cevoli, il sindaco, Virginio Merola, e alla numerosa platea, il direttore Filippo Vernassa, ha illustrato la mission culturale dell’ambizioso progetto: riportare in auge il dialogo tra le diverse generazioni a confronto, consentendo di fare dello spazio teatrale un laboratorio di educazione culturale e di intrattenimento; ma soprattutto, ha precisato, una fucina creativa che possa mettere in risalto la componente eclettica delle rappresentazioni: dalla danza alla musica, dal dramma alla commedia. E quale migliore apertura se non un monologo che ricrea un dialogo tra padre e figlio, ispirato ai testi del giornalista e scrittore Michele Serra e interpretato dal mattatore unico Claudio Bisio?
Un tavolino, alcune sedie e un armadio con superficie specchiata sospeso in alto. Niente di più minimale per una scena spoglia che ricrea idealmente l’habitat domestico di un padre cinico e nostalgico e di un figlio letteralmente avviluppato dai cavi di iPhone, tablet e altre diavolerie tecnologiche. La regia di Giorgio Gallione ci risparmia la visione hi-tech dell’adolescente contemporaneo, evocato come un fantasma dal monologo del genitore Claudio Bisio attraverso le parole, tragiche e farsesche, di Michele Serra. Scandagliando a fondo l’alienazione del mondo contemporaneo, la satira dello scrittore volteggia tra acrobazie dialettiche, neologismi e iperboli surreali, ricreando strane, bizzarre fantasticherie che sembrano provenire da una dimensione parallela alla nostra. In realtà, quello di cui si (s)parla in Father and son è semplicemente il nostro universo 2.0, non-luogo in cui si aggirano strani animali domestici – i figli – il cui percorso privilegiato è quello che va dal frigo alla postazione videoludica di connessione e i loro genitori, sprofondati nelle loro nevrosi quotidiane. Il padre, remissivo e malinconico, ci racconta con spudorata sincerità i mondi virtuali visitati dal figlio, le sue frequentazioni con ragazze alienate e “alienabili” come direbbe Woody Allen, i suoi cibi preferiti – wurstel crudi – il suo rapporto con la scuola e con la politica, il dialogo che intrattiene con la società tecnologica da cui si sente protetto e che in realtà è un mostro famelico e silente pronto a fagocitarlo nel “nonsense” dell’esistenza. Di “nonsense” e paradossi si alimenta anche la prosa spietata di Serra, che Bisio interpreta con struggimento e intensità, sfumando il pathos in siparietti comici che toccano, in alcune battute, un picco demenziale tanto denigratorio quanto catartico.
Veleggiando tra comico e tragico, le parole saettano come lame acuminate, mentre il contrappunto musicale del violino di Laura Masotto e le vibrazioni della chitarra di Marco Bianchi accompagnano il monologante attore, perché ogni poeta è anche un po’ aedo. Soprattutto quando si parla di un figlio, in questo caso oggetto d’amore sfuggente che difficilmente il padre riuscirà a strappare dai viluppi dell’iPhone. La società che Michele Serra racconta in Father and son attraverso la mimica gigioneggiante dello straordinario performer, è metaforicamente rappresentata dal viaggio verso il colle della Nasca, un itinerario che forse non si compirà mai, forse è un tragitto di sola andata o forse ancora è l’ultimo desiderio, scandito nella pièce come una preghiera laica, di un padre che vorrebbe comprendere e “abitare” lo strano mondo del figlio. Il dialogo tra le generazioni, come detto sopra, è anche il leitmotiv del teatro Il Celebrazioni che, nel corso di questa nuova stagione, promette di svolgere un ruolo di primissimo piano nell’educazione alla cultura rivolgendosi a un pubblico variegato e offrendo spettacoli di diversa natura e per tutti i palati. Un nuovo teatro riapre dunque in Italia, e non è una cosa così scontata.