Quando uscì The Truman Show al Cinema nel 1998, sulle colonne del Guardian Richard Williams scrisse che il film, pur non partendo da una nuova idea, era così abilmente concepito e brillantemente interpretato da apparire come un nuovo pensiero. E, infatti, chi di noi non hai mai pensato che la sua intera vita fosse una messa in scena o il frutto di una mente elevata e geniale? Penso molti. Tuttavia il film approfondisce questo pensiero circoscrivendolo, dandogli una forma ben definita e indagando su vari aspetti del vivere sociale ed individuale.
Il messaggio del The Truman Show è in effetti ancora molto attuale: il film è in particolare una satira, ben concepita, sulla comunicazione e sui mass media che, pur di far audience, con un cinismo imperante sono disposti anche a valicare confini insuperabili, un po’ come fa Kevin Lomax che diventa suo malgrado l’avvocato del diavolo.
The Truman Show: recensione e trama
La macchina da presa di Peter Weir ci rende partecipi da subito di ciò che sta accadendo a Truman, il quale a sua insaputa è il protagonista di uno Show mondiale, dove tutti (tranne lui) sono degli attori e delle comparse, compresi i genitori, l’amico di una vita e la moglie. Ogni cosa, quindi, è effimera e finta, dal mare al sole che sorge e tramonta, dalle villette a schiera al luogo in cui lavora. Poco alla volta, però, Truman comincia a vederci chiaro e a scorgere nelle cose che accadono delle incongruenze. Però le paure lo tengono bloccato e gli impediscono di conoscere la verità. A tutto questo si aggiungono le circostanze esterne che alimentano e tengono in piedi i suoi timori.
Il mare in tempesta e le metafore della vita…
La vita di Truman è stata progettata da una mente superiore che è il regista del programma. Christof (Ed Harris), così si chiama, è una sorta di padre putativo che, opponendosi al processo di consapevolezza, senza saperlo offre al protagonista l’occasione per svoltare. Ma, come accade a Chuck Noland di ‘Cast Away’, anche Truman dovrà affrontare il mare in tempesta per toccare la libertà con mano. E, sempre come succede a Chuch, un’immagine di una donna gli darà il coraggio di abbattere il muro di convinzioni che lo limitano e che alimentano le sue paure.
Il viaggio di Truman quindi è un po’ il percorso dell’eroe che, dopo una serie di peripezie, torna alla casa del Sé non tanto migliorato quanto evoluto nel modo di concepire l’esistenza. La sua storia è inoltre una metafora della nostra vita individuale, fatta di salite e discese, momenti di stasi e attimi di inquietudine, gioie ed incertezze. Mentre l’occhio di una sorta di Grande Fratello scruta i nostri giorni manipolandoci e indirizzandoci verso certi acquisti, oltraggiando la nostra privacy e dicendoci come dobbiamo comportarci in nome di una presunta Democrazia.
Insomma questa pellicola, che trovate su Netflix, eccelle per la sceneggiatura di Andrew Niccol, oltre che per aperformance di Jim Carrey. Il film infatti fu giudicato positivamente dalla critica e fu apprezzato dal pubblico. La pellicola, difatti, ottenne tre nominations agli Oscar nel 1999 mentre Jim Carrey ricevette il Golden Globe come miglior attore protagonista in un film drammatico. Da non perdere! Maria Ianniciello