Sandra Bullock col volto corrucciato e spigoloso, con l’andatura a tratti arrabbiata e mai sottomessa, e con lo sguardo perso nel vuoto, ma ancora fiero, veste i panni in The Unforgivable di Ruth Slater, una donna che esce dal carcere per buona condotta dopo venti anni di detenzione. In prigione Ruth ci è finita perché ha ucciso lo sceriffo della contea che – come si evince in qualche scena – era poliziotto valoroso, un buon padre e un marito fedele.
La regista e sceneggiatrice tedesca Nora Fingscheidt segue, con fare calibrato e deciso, il reinserimento in società di questa ex detenuta mostrandoci una umanità che non perdona né si pone domande ma giudica severamente. Nel film i personaggi giudicanti sono diversi: c’è la collega violenta, c’è la donna di colore (Viola Davis) che non vuole avere alcun contatto con questa criminale, ci sono i genitori adottivi della sorella della protagonista e ci sono i due figli dello sceriffo ucciso che vogliono vendicarsi. Ma il pezzo forte è lei: Sandra Bullock.
Senza l’attrice americana questo film, infatti, avrebbe perso di intensità e carica drammatica. Ruth è difatti un’eroina dei nostri giorni che ha dovuto farsi forza per poter affrontare le sfide che si presentavano. Scopriamo per esempio, tra un flashback e l’altro, che, dopo la morte della madre, Ruth si era presa cura della sorellina fino al suicidio del padre e al conseguente sfratto dalla proprietà di famiglia da parte delle autorità.
The Unforgivable racconta dunque una storia di amore e di coraggio, di risolutezza e di perdono. I toni del grigio rendono bene lo stato d’animo della protagonista che si muove inespressiva in un ambiente ostile. Ma Ruth, pur essendo stata annichilita dalle circostanze, cerca un riscatto, perché spinta dall’amore che prova per la sorella, alla quale vorrebbe riavvicinarsi. Ci riuscirà? Scopritelo su Netflix. La recensione di The Unforgivable è stata scritta da Maria Ianniciello, seguimi su Instagram