Il 3 aprile uscirà “Ti ricordi di me?”, commedia sentimentale diretta dall’attore e regista Rolando Ravello e interpretata da una delle coppie artistiche più affiatate degli ultimi anni: Ambra Angiolini ed Edoardo Leo. I due attori romani, reduci dal successo dell’omonimo spettacolo teatrale, parlano del nuovo film e dei propri progetti per il futuro.
Quanto è stato difficile portare la storia dal teatro al cinema?
Edoardo: Era previsto da tempo. Dopo l’esperienza teatrale Ambra e io ci siamo imbattuti nel testo scritto da Paolo Genovese ed Edoardo Falcone. Benché fosse costruito in maniera diversa rispetto a quello che abbiamo portato in giro per due anni, il progetto ci ha conquistato subito e lo abbiamo proposto al regista.
Ambra: La confezione cinematografica è molto diversa da quella teatrale. E` sbagliato confrontare lo spettacolo e il film. Teatro e cinema sono due mondi distanti. Sul set devi muoverti ed esprimerti in un certo modo. Questa pellicola ha sorpreso anche me, pur mantenendo la stessa trama.
Come avete lavorato per entrare nei panni di Bea e Roberto, i vostri rispettivi personaggi?
Edoardo: Ci siamo affidati molto all’aiuto e all’istinto del regista, Rolando Ravello, che ha alle spalle una lunga esperienza come attore. Un altro aspetto che abbiamo ritenuto fondamentale è che Ravello non ha partecipato alla realizzazione dello spettacolo. Di lui ci era piaciuto molto anche il film “Tutti contro tutti”, che ha segnato il suo debutto dietro la macchina da presa.
Ambra: Per quanto riguarda il mio personaggio, Bea, narcolettica, mi sono specializzata in cadute e svenimenti! Potrei continuare la carriera accettando solo ruoli in cui perdo i sensi o muoio! (ride, ndr). Scherzi a parte, entrambi i personaggi di “Ti ricordi di me?” si fanno forti dei loro difetti e le patologie diventano la loro guida. Il film è assolutamente contemporaneo, non ci sono castelli e draghi, non è la classica favola, ma una storia romantica che tratta temi attuali e di interesse comune.
Qual è il messaggio trasmesso dal film?
Edoardo: La vita ti regala sempre la possibilità di ricominciare da capo, anche dopo mille ostacoli e problemi, magari con la stessa persona. Bisogna avere il coraggio e fare uno sforzo per tirare una riga sul passato e ripartire. Il film parla di questo, attraverso una romantica storia d’amore.
Ambra, il tuo look nel film è davvero grazioso e particolare. C’è il tuo zampino?
Certamente! Mi sono occupata degli abiti di Bea in prima persona. Anche a teatro sia io che Edoardo ci siam fatti gli abiti di scena da soli! Per interpretare il mio ruolo nel film, ho cercato di scavare a fondo nel personaggio. Per come è descritta Bea, precisa, rigida, chiusa, non potevo certo vestirla con una t-shirt e un paio di jeans. Quindi ho preferito darle un tocco anni Cinquanta, con abiti più classici, dalle tinte sempre coordinate e perfette. La patologia si mostra anche attraverso la sua immagine.
Anche tu, come Bea, tieni un diario segreto sul quale appuntare tutto?
Ambra: L’ho avuto per diverso tempo, ma tanti anni fa. Un diario su cui scrivevo ciò che mi capitava e incollavo foto e immagini. E poi anch’io ho un sacco di patologie! E ne sono felice!
Edoardo: Se devo essere sincero, ho anch’io un diario sul quale appunto tante cose. Un’agenda in cui scrivo idee, frasi, ricordi, che mi possono essere utili per una prossima sceneggiatura, quindi per lavoro.
Ambra: Vorrei invecchiare con dignità e serenità, senza dovermi trasformare o passare dal chirurgo. Continuare a lavorare anche se viso e corpo dovessero cedere. E succederà. Fa parte della natura. Voglio avere la dignità di cavalcare il mio volto. E non escludo di passare dietro la macchina da presa e di scrivere testi e sceneggiature come già sta facendo Edoardo.
Edoardo: Abbiamo un altro progetto da realizzare insieme. Uno spettacolo a cui pensiamo da tempo. E’ chiuso nel cassetto. La sintonia con Ambra è forte, sul palco come sul set. Aspettiamo solo il momento giusto.
Quindi ci rivedremo presto per parlare del vostro nuovo spettacolo?
Ambra: Chissà. Amo molto il teatro perché sul palco non si invecchia mai. Vedo attrici di 70 e 80 anni che recitano divinamente e sono bellissime! Il teatro è uno dei pochi luoghi in cui si diventa delle dee.
Edoardo: In questo periodo scrivo molto. Mi occupo di sceneggiatura. Mi ispiro allo stile di Scola e Monicelli. Ovviamente lo dico sottovoce. E’ come ispirarsi a Superman, personaggio inimitabile e irraggiungibile.
Silvia Marchetti