Tolo Tolo, il nuovo film di Zalone, merita il successo ottenuto. Lo merita per le linee narrative sviluppate in modo intelligente e sagace. Lo merita per lo stile. Nel film, difatti, più generi e sottogeneri cinematografici si mescolano divertendo, grazie alle musiche e alle immagini da cartolina, soprattutto i più piccoli. (N.B. In basso il podcast della recensione)
E lo merita perché Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha creato una delle maschere più innovative degli ultimi tempi: per chi non lo sapesse Zalone è una maschera dell’era contemporanea (anche se è sprovvista di trucco e parrucco). Proprio come lo erano i personaggi della commedia dell’arte, da Arlecchino a Pulcinella e Colombina. Questi soggetti si sono, difatti, evoluti nel corso dei secoli, assumendo i volti e le fattezze di tipi umani che ironizzavano sui costumi degli italiani, magari accentuandone i difetti e le mancanze.
Da Fantozzi a Zalone
Tra la seconda metà degli anni Settanta e fino alla fine degli anni Novanta c’era la maschera dell’ingegnere Ugo Fantozzi. Negli ultimi vent’anni c’è Zalone. Ed è bene ricordarlo ai moralisti, ai benpensanti e ai tuttologi del web che pubblicano sui social post con tanto di critiche senza nemmeno avere le competenze per valutare se un film – che resta comunque un’opera d’arte, a prescindere dal proprio valore – sia un buon prodotto o meno. Perché oggi così funziona: tutti possono sparar cazzate e tutti si possono improvvisare critici cinematografici senza arte né parte!
Tolo Tolo: recensione e trama del nuovo film di Checco Zalone
Dal punto di vista narrativo Tolo Tolo accontenta tutti o quasi. Checco Zalone si presenta, in questo nuovo film, per la prima volta al Cinema nel triplice ruolo di regista, attore e sceneggiatore (la sceneggiatura è stata scritta con Paolo Virzì). Gli altri suoi quattro lungometraggi sono stati tutti diretti da Gennaro Nunziante. La poliedricità di Zalone permea, dunque, anche la macchina da presa che con panoramiche e controcampi indugia molto sul contesto, sia pugliese che africano.
Zalone si sveste dei panni dell’impiegato statale per indossare gli abiti costosi di un imprenditore alla deriva che lascia la famiglia piena di debiti emigrando in Africa. L’anchorman ironizza su tutte le tasse che gli imprenditori sono costretti a pagare allo Stato ma qualcosa di inaspettato accade e Zalone suo malgrado, con le scarpe firmate, si ritrova ad essere fuori luogo in un ambiente poverissimo.
Un film meno istintivo…
Se siete tra coloro che pensano che, per parlare di un problema (come quello dell’immigrazione), bisogna conoscerlo e di conseguenza non esprimete la vostra opinione per sentito dire bensì con cognizione di causa allora questo film fa per voi. Se non cercate le risate facili, allora il costo del biglietto vale tutto e forse anche di più. Tolo Tolo è un film meno istintivo, meno di pancia, più ragionato e per questo equilibrato nella vena comica.
Zalone in Tolo Tolo affronta la delicata questione dell’immigrazione senza cadere nei luoghi comuni e senza snaturare il proprio personaggio che in fondo resta un uomo apparentemente cinico, poco istruito, ma pur sempre dal cuore d’oro. Confida (e si affida) ancora una volta nei bambini, tra bombe e viaggi della speranza per ridare dignità a coloro che non ce l’hanno. Forse farà meno ridere degli altri ma Tolo Tolo mi è proprio piaciuto! (Marica Movie and Books)
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