RECENSIONE
Il diavolo custode arriva dal fondo della sala, coinvolgendo il pubblico e, come un folletto danzante, entra nella vita di Gustavo, un uomo dei giorni nostri che ha perso la stima e la fiducia della moglie e della figlia, troppo impegnate ad acquistare l’ultimo modello di scarpe firmate e l’iphone 5. Si rivolge al pubblico, chiede spiegazioni, perché lui è il diavolo e può unire universi paralleli: la finzione entra così nella realtà, annullando qualsiasi artificio scenico, tanto che a un certo punto, nel primo atto, sembra di guardare e ascoltare uno spettacolo di cabaret. Vincenzo Salemme nella sua ultima rappresentazione teatrale “Il diavolo custode”, in scena al Carlo Gesualdo di Avellino, ha riportato sul palco non solo il meglio del Teatro napoletano ma anche molti dei suoi personaggi, dal postino balbuziente all’uomo in camicia e pantaloncini, che si dichiara diversamente abile al cento per cento per avere la pensione di invalidità, con i divertenti fraintendimenti alla Totò. E, quando il sogno diventa realtà, l’uomo di Selemme entra in scena, trasformandosi di volta in volta in Babbo Natale in Astice al Veleno o in Diavolo custode, una presenza che dimora in ognuno di noi e di cui non possiamo aver paura, perché spesso ci fa conoscere la verità, quella con la V maiuscola. Quella che ci porta a scoprire la nostra vera essenza, facendoci commettere anche gesti inconsulti, come accade al povero Gustavo, commerciante che poco commercia perché le Banche stanno mettendo i sigilli al suo Bar. Lo spettacolo si conclude con un monologo di Salemme, il quale dopo aver compreso riflette sulla vita e sulle sfaccettature della società che subisce in maniera compulsiva lo scorrere del tempo, senza assaporare più le gioie della vita, come un pasto realmente goduto o una chiacchierata in famiglia. L’uomo moderno, che ha smesso di sognare e di credere che tutto è possibile, ha annullato la sua vera essenza, vive nella paura e non si meraviglia più di fronte al ciclo della nascita e della morte, portato avanti proprio dalle donne che – come afferma Gustavo – vengono dalla Terra.
Le scenografie, che si tingono di celeste e rosa con un orologio che ruota senza sosta per poi interrompere il suo ritmo all’improvviso, rendono appieno questi concetti, mentre Gustavo sparisce tra le fiamme dell’inferno che è dentro di noi…
SCHEDA SPETTACOLO
Anno 2012
Regia Vincenzo Salemme
Testo teatrale Vincenzo Salemme
Attori Vincenzo Salemme e in o.a.
Nicola Acunzo, Domenico Aria, Floriana De Martino, Andrea Di Maria, Antonio Guerriero, Raffaella Nocerino, Giovanni Ribò
Cast tecnico Scenografia: Alessandro Chiti
Costumi: Mariano Tufano
Disegno Luci: Umile Vainieri
Produzione Chi è di Scena Srl
Maria Ianniciello