“Tutto brucia” è il titolo del secondo album della cantautrice torinese Monica Postiglione. La data di pubblicazione è prevista per il prossimo 29 gennaio 2014 e, a dirla tutta, questo lavoro possiede già tutte le carte in regola per candidarsi tra i dischi più promettenti dell’anno in entrata. La voce potente, ma mai convenzionale, di Monica e la sua peculiare timbrica graffiata e sofferente rende in maniera efficace l’idea di un’anima che s’incendia nel vivere intensamente la vita fino agli estremi. L’album si compone di 10 tracce ed è stato scritto interamente da Monica con la produzione di Antonio Gramentieri e Franco Naddei e con le importanti collaborazioni di Hugo Race (fondatore insieme a Nick Cave dei Bad Seeds), Giovanni Ferrario (Race, PJ Harvey e John Parish) e Vicki Brown (Calexico, Steve Wynn).
I suoni proposti in “Tutto brucia” traducono in maniera semplice e diretta il “noise” interiore: intro metalliche, sonorità suburbane e crepuscolari lasciano che la mente si affacci all’interno dell’anima dell’artista: ricordi, racconti ed esperienze che consumano, prosciugano la carne fino alle ossa, scavano con precisione nello stesso punto: il più delicato. Ossessioni, pensieri, rimpianti e desideri pulsano nella testa, ossessivamente. Protagonista assoluta dell’album è un’umanità che cerca di sfuggire al potere anestetizzante dei palliativi prodotti dai potenti che, come burattinai, manovrano anime e corpi dall’alto. “Lucida”, “Io sono qui”, “Ridotta all’osso” è la triade di brani introduttivi che racconta la parte sporca dei pensieri mentre le cose scorrono avanti e si pensa solo alla sopravvivenza, che non è mai salvezza. Immersa tra la pelle e ciò che non vediamo, la voce di Monica racconta la danza della vita in “Nuda nel buio” e “Mentre balli”: un corpo parcheggiato in una stanza, ha fame di emozioni mentre il freddo e la paura della title track “Tutto brucia” sono la descrizione perfetta di un’anima allo sbando. “Come un cane” è il brano in cui Monica duetta con Hugo Race, che per la prima volta canta in italiano, il desiderio più alto è quello di “riuscire ad amare quello che fa male” mentre gli archi tesi e drammatici nel finale sciolgono gli strati di marcio che ricoprono la terra. Il richiamo incessante, ancestrale, ossessivo di “Dove sei” è un grido d’aiuto che si trasforma in un sospiro di sollievo prima e in leggerezza d’animo poi in “Mai più”. Una nuova, timida richiesta d’amore, inteso nella sua forma più pura, è, invece, il tema di “Lasciami entrare”, il brano che chiude il disco ma che apre il cuore alla speranza.
Raffaella Sbrescia