Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità: recensione e trama del film con Willem Dafoe

Cosa ci si aspetta quando si guarda un film sulla vita e sull’opera di un artista? Sicuramente non quanto trapela da Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, una pellicola che del classico biopic ha poco e niente, perché il lungometraggio su una delle personalità più tormentate della Storia dell’Arte esce dagli schemi. Il film desta nell’osservatore un insieme di meraviglia, tensione emotiva e ceca disperazione conducendolo nel labirinto oscuro del male di vivere che aveva ben poco del malessere leopardiano. Non era tristezza né inquietudine, era una forma di psicosi che predisponeva Van Gogh ad una creatività compulsiva, immediata, frenetica in netta antinomia con l’arte del suo caro amico Paul Gauguin, sebbene con quest’ultimo Vincent avesse in comune una visione anticonformista dell’arte e della vita.

In Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità attraverso l’opera si arriva all’uomo, che però va sempre collocato nel contesto in cui viveva sebbene la tendenza a sottrarsi dall’ambiente fu molto forte in Vincent negli ultimi dieci anni della sua esistenza. In effetti il modo di dipingere di Van Gogh fu una sorta di spartiacque tra il vecchio (rappresentato dagli impressionisti che pur ritraevano la natura nelle sue molteplici sfumature di luce proprio quando stavano decollando la fotografia e il cinematografo) e il nuovo con l’Espressionismo.

L’artista era ben consapevole che la sua arte sarebbe stata compresa e apprezzata dai posteri, come si evince in una conversazione avuta con un prete in uno degli ospedali psichiatrici dove fu ricoverato. La chiacchierata tra l’uomo e il sacerdote, che non capisce quanto di innovativo ci sia nella pittura di Vincent Van Gogh, è un interlocutorio tra razionalità e istinto, cuore e mente. I primi piani ad effetto mettono ben in evidenza i volti dei personaggi perché la mimica facciale ci dice molto di un interlocutore. Ci dice per esempio che sotto la coltre di scetticismo e pregiudizio si cela in realtà un certo interesse.Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità recensione trama

I primi piani in Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità si alternano ad ampie panoramiche – che vanno dal giallo al blu notte – e dettagli di ciò che poi l’artista olandese trasferì sulla tela. Il regista, Julian Schnabel (pittore di successo egli stesso), segue le orme di Van Gogh con sequenze molto movimentate proprio come la psiche dell’artista che mediante pennellate veloci e compulsive esprimeva il suo modo di essere.

Nel film si denota inoltre, seppur tra le righe, l’interesse che la Medicina cominciò ad avere per la mente e quanto il confine tra genio e follia fosse considerato labile, sottile, inconsistente, facilmente superabile. Ma Vincent sapeva che la malattia cura e che senza quegli stati d’estasi il suo genio non si sarebbe manifestato.

Scrive James Hillman ne Il codice dell’anima (Adelphi): “(…) Il collegamento fra patologia ed eccezionalità discende in parte dalla tradizione romantica che ama associare genio e follia (…) Ma il nostro genio non è così irresponsabile, può anzi riuscire di ispirazione. Esso immette nella vita assolutamente banale di tutti noi e nei suoi incomprensibili momenti di devianza il sentimento di un’immagine innata capace di conferire coerenza e significato ai pezzi sparsi della nostra vita (…)”.

 Nel film capiamo infatti che Van Gogh non solo anticipò i tempi in campo artistico, predisponendo l’Arte europea ad un modo innovativo di concepirsi, ma fu un anche il capostipite di un rapporto del tutto diverso con la natura, intesa non come qualcosa da assoggettare bensì da osservare per cogliere la scintilla divina in netta controtendenza con il processo di secolarizzazione e di omologazione, descritto nel secolo successivo anche da Pier Paolo Pasolini. Quei puntini, che osserviamo oggi nei capolavori di Van Gogh, forse non erano altro che energia vibrante. Inoltre i riferimenti alla storia dell’Arte classico-moderna e a Shakespeare – il drammaturgo più arguto della Letteratura occidentale – ci suggeriscono molto sull’arte e sulla vita di Vincent Van Gogh.

E allora il consiglio che posso darti quando ti siedi sulla poltrona della sala cinematografica è di inspirare ed espirare con consapevolezza perché Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità si guarda con il corpo comodo e con la mente scevra da luoghi comuni per cogliere il bello e il brutto di quanto la settima arte riesce ad esprimere mediante le immagini grazie ad un attore espressivo, profondo e versatile quale è Willem Dafoe che veste i panni di Vincent Van Gogh in maniera egregia. Da non perdere. (recensione di Maria Ianniciello)

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