“Venga il regno” è il sesto lavoro discografico dei Virginiana Miller. Nelle undici tracce che compongono l’album Simone Lenzi (voce), Antonio Bardi (chitarra), Matteo Pastorelli (chitarra), Daniele Catalucci (basso),l Giulio Pomponi (tastiere), Valerio Griselli (batteria) raccontano, o provano a farlo, la bellezza.
Ogni traccia è come una sequenza cinematografica in cui scorrono i frame di quello che è successo dagli anni 70 ad oggi, di quello che ci ha reso asettici e sconfitti. Crogiolarsi nel blu sempre più profondo di questi anni bui, annichiliti dai problemi e dal dolore, pare quasi la cosa più facile da fare all’interno della complessa dimensione di riscatto che vorrebbero creare i Virginiana Miller. Proprio loro, dall’alto del loro grande potenziale lirico, compositivo ed artistico, purtroppo sconosciuto a molti, hanno il coraggio di dirci alzatevi, abbiate la forza di reagire, di sorridere e di rimboccarvi le maniche per godervi ogni singola giornata.
Le sonorità semplici, a tratti oniriche, contenute nel disco, addensano le attenzioni sui testi e sulla calda voce di Simone Lenzi che pare traghettarci direttamente dagli anni di piombo ad oggi: “Vittime e carnefici, demoni e pontefici, polvere su polvere di polvere di secoli” (L’Eternità di Roma) non spegneranno l’umanità di uomini sempre più di simili ad animali disumanizzati (Nel Recinto dei cani). Certo non ci saranno sconti, non si potrà contare sulla meritocrazia, non sarà facile cercare la propria via eppure un radicale cambio d’atteggiamento potrà ammorbidirci l’esistenza. I Virginiana Miller, combattendo l’osceno, ricercano “effetti speciali nelle cose normali” e mentre “l’amore ti dà e ti toglie” (Pupilla), “andrà bene lo stesso perché la vita ti vuole lo stesso, ti vuole adesso” (Una bella giornata), “basta dire sì”. Pare facile.
Raffaella Sbrescia