«Vedete caro cugino, se voi l’aveste ammazzato nel momento che avete scoperto il fatto, sotto l’impulso dell’ira per l’offesa fatta al vostro onore, la pena poteva variare dai tre ai sette anni. […] A meno che la vendetta non fosse compiuta da altro mezzo della famiglia che non abbia proferito delle minacce, uno cioè che scopre ora l’offesa fatta all’onore, va e irresistibilmente l’ammazza».
Dal film Sedotta e abbandonata
In Italia c’era una volta il delitto d’onore: in caso di adulterio un uomo in preda all’ira poteva ammazzare la coniuge o l’amante o entrambi, la sorella… la figlia per difendere il proprio onore e quello della famiglia. La legge fu abrogata nel 1981. Fino ad allora l’omicida aveva l’attenuante della gelosia, tanto che la pena oscillava dai tre ai sette anni di carcere. I pregiudizi sulle donne nascono proprio da queste e altre usanze tribali, figlie di una società patriarcale e conformista, dove le donne contavano meno di niente tanto che la nascita di una figlia femmina, soprattutto in alcune aree del Sud, era considerata una disgrazia.
Un giovanotto che metteva gli occhi sulla fanciulla del paese, se non ricambiato, spesso la rapiva e la violentava. La ragazza era così costretta a sposare un uomo che non amava e che certamente non rispettava, solo per difendere l’onore della famiglia e la sua reputazione.
Un’anziana donna racconta: «Quando mi sono sposata, non conoscevo mio marito. Lo avevo visto solo un paio di volte. Sono andata a vivere con i miei suoceri. La madre di mio marito era esigente e si comportava con me con autorità, tanto che ero costretta a servirla e riverirla».
Storie di ieri che continuano a condizionare la società odierna, insinuandosi nella mente delle persone sotto forma di pregiudizi, da cui nascono violenze che si protraggono tra le pareti domestiche e sui luoghi di lavoro. Ultima la vicenda di don Piero Corsi, parroco di Lerici, che in un volantino ha scritto: «Una stampa fanatica e deviata attribuisce all’uomo, che non accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. […] Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque, se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise. Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (Lo ribadiamo. Roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?». Secondo questa analisi, l’uomo anzi il maschio non sarebbe in grado di gestire i propri impulsi primordiali e provocato dalla donna – che non è più l’angelo del focolare, ma si è trasformata in una persona fredda e insensibile che antepone i propri bisogni a quelli della famiglia, trascurando il marito e i figli – commetterebbe il gesto inconsulto.
Considerazioni che nascono proprio dal pregiudizio di cui parlavo prima e che non scaturiscono da un esame attento della società. Le donne (scrivo da donna, oltre che da direttore di questa testata) hanno perso punti di riferimento e, anziché evolversi e migliorare, rispettando prima di tutto se stesse e i loro corpi, spesso non sanno più chi sono e qual è il loro posto nella società: continuano a essere mamme e mogli, ma per fortuna sono anche professioniste e lavoratrici. Da qui il dissidio tra il ruolo a cui sono relegate e le loro aspettative, i loro sogni. Ogni mamma, quando nasce una figlia femmina (questo però è un mio parere), invece di far giocare la bambina con le bambole o con le pentole o con altri arnesi per la cucina, dovrebbe stimolarla a pensare con la sua testa, con giocattoli costruttivi e formativi. Le mamme possono cambiare costumi e usanze, educando sia i figli sia le figlie al rispetto di se stessi e del prossimo. Un adolescente dovrebbe saper svolgere le stesse mansioni di una sua coetanea e viceversa. Solo così le cose possono cambiare… solo così nel mondo non ci saranno maschi e femmine ma solo persone con la stessa dignità, gli stessi diritti e soprattutto gli stessi doveri. Padri che sappiamo accudire i loro figli quanto le madri, mamme che non dipendono economicamente e mentalmente dai loro mariti. Questo è il nostro augurio per il 2013 e per gli anni prossimi.
Maria Ianniciello