Qualche giorno fa ho pubblicato sulla fanpage di Cultura & Culture un video, nel quale parlavo delle Radici e mi soffermavo sulla necessità di riconnetterci con ciò che siamo davvero, senza filtri, superando il nostro sistema di credenze. L’ho fatto proprio per introdurre tutta una serie di articoli che stiamo pubblicando sull’alimentazione, in particolare sul cibo visto come cultura e confronto tra i popoli. Può capitare che mangiamo in modo automatico: non gustiamo il cibo che ingeriamo e soprattutto non ci poniamo delle domande sul luogo in cui le materie prime sono state coltivate. Un determinato prodotto proviene da una filiera, che può essere corta o lunga. Gli alimenti hanno un unico comune denominatore se non sono il risultato di lunghi e dannosi processi industriali: nascono sui campi, dalle mani di uomini e donne che, con l’ausilio di macchinari agricoli, maneggiano – ci auguriamo lo facciano con amore e cura – ciò che noi ci appresteremo a mangiare. Ogni ortaggio, frutta o cereale dovrebbe essere coltivato con passione, così come gli animali dovrebbero essere allevati con rispetto.
E, tornando dunque alle radici, mi preme insistere ancora su questo concetto così privo di significato per la nostra epoca, dove l’essere è stato distrutto dall’apparire giacché tutto ciò che conta è l’esteriorità. Eppure ogni cosa in Natura ha in sé un duplice volto fatto di momenti di stasi che si alternano ad altri più movimentati. Il mare non sempre è in tempesta, così come non sempre è calmo. L’essere umano non può vivere in uno stato di agitazione o di perenne movimento per tutta la vita, giacché ha bisogno di riposo e di chiudersi in sé. La primavera e l’estate sono le stagioni in cui la Natura si esteriorizza, mentre l’autunno e l’inverno la Terra si contrae per riavviare un nuovo ciclo. La festa della Candelora, che ricorre il 2 febbraio, ha proprio questa finalità: con un rituale molto antico l’Uomo si prepara alla primavera, quando la luce inizierà a prevalere sulle tenebre.
Le radici, in quest’ottica, non sono da intendersi come un luogo, poiché esse sono in noi, anche se non ci troviamo nel posto in cui siamo nati. Secondo quasi tutte le tradizioni, l’umanità proviene dalla terra, perciò le nostre radici sono nella terra. Connettersi con i nostri piedi equivale a creare un contatto con la nostra Natura. Paragono sempre ogni individuo a un albero che trae nutrimento dalle radici per espandersi verso l’alto. Dunque, Cultura & Culture – pur dedicandosi al cinema, ai libri, all’arte, e all’attualità – non dimentica ciò che ci ha sempre dato nutrimento (l’agricoltura e l’allevamento, quindi la Natura e l’alimentazione – pure loro sono le radici) alzando i propri riflettori su uno stile di vita più sostenibile, più naturale, più vicino alla dimensione dell’Anima. Buona Lettura!