La mattina in redazione esaminiamo quasi tutti i quotidiani italiani e, leggendo i pezzi di politica, un dato è prevalso su tutti: non si scrive mai di opere pubbliche e, se lo si fa, è sempre per propaganda. Mai una proposta da parte dei candidati delle varie coalizioni in campo, mai un accenno alle infrastrutture realizzate e a quelle future. La verità è che è stato fatto ben poco, anzi nulla, perché se qualcosa fosse stato fatto quei politici che in questi venti anni hanno “gestito” la Cosa Pubblica ne avrebbero parlano e anche ininterrottamente. Il mio discorso è talmente lapalissiano da sembrare banale, tanto banale che nessuno ne parla.
Si discute di tasse; si parla dell’Imu e di ipotetici rimborsi solo per far presa sulle coscienze collettive ma nemmeno un accenno a provvedimenti concreti in materia di infrastrutture e mi riferisco in primis alle arterie ferroviarie e agli importanti snodi stradali che dovrebbero innanzitutto unire il Sud con se stesso e poi con il resto d’Italia e d’Europa. Basta guardare la cartina del nostro Paese per accorgersi di un fatto: una parte del Mezzogiorno è isolato, comunica solo con il Nord. E`così difficile da capirlo? L’Italia ha bisogno di opere pubbliche, così come l’essere umano non può vivere senza l’acqua. Sono le infrastrutture che fanno girare l’economia e che fanno crescere un territorio, insieme a una scuola efficiente e meritocratica che forma le coscienze di un popolo facendolo ambire al miglioramento.
Maria Ianniciello