Anche oggi, come ho fatto per i Vaccini, apro una parentesi su un argomento di stretta attualità per parlare di stili di vita e coscienza collettiva. Il Caso Insinna mi fa molto riflettere. Ma partiamo dai fatti. Striscia La Notizia martedì, 23 maggio, ha divulgato un fuori onda, nel quale si sente il conduttore Rai, Flavio Insinna, insultare, dopo la trasmissione Affari Tuoi, una concorrente con frasi molto offensive che si riferiscono all’aspetto fisico della signora. Lo fa, ovviamente, senza che la diretta interessata ne sia a conoscenza.
Ora non è mia intenzione giustificare simili parole ma perché dovrei? Chi sono io per ergermi a giustiziere? Chi sono io per condannare pubblicamente un individuo o per assolverlo? Chi sono io per gettare fango su un altro essere umano? E per giunta in Televisione? Ci sono fatti di rilevanza collettiva sui quali è giusto alzare i riflettori perché riguardano tutti. E Striscia la Notizia è stato spesso esemplare in tal senso. Ma questo episodio quale importanza ha per la nostra nazione? Qual è la finalità, se non quella di azionare la macchina del fango su Flavio Insinna?
Striscia la Notizia, approfittando di essere un giornale satirico, dimentica di avere a che fare con degli esseri umani con una sensibilità: la signora innanzitutto, che ha delle emozioni e una dignità, e poi lo stesso Insinna. Arrabbiarsi è naturale soprattutto in ambienti di lavoro. Inoltre, siamo tutti un po’ angeli e un po’ demoni. Quando ci si arrabbia, si possono dire cose molto spiacevoli. E non parlatemi di coerenza perché nessuno lo è fino in fondo. La rabbia è una delle emozioni più antiche. Siamo istinto, ragione e cuore. Se prevale il primo in un momento di forte tensione, la ragione e tutti i buoni propositi escono completamente dalla nostra visuale, anche se magari abbiamo la tendenza all’ascolto e siamo portati a compiere buone azioni.
Siamo esseri umani con il limite di vivere in una società nella quale c’è il giusto e c’è lo sbagliato filtrati attraverso la lente d’ingrandimento delle nostre convinzioni limitanti. E non parlatemi di denaro perché i soldi non ci difendono dalle tensioni, semmai le creano e le acuiscono dato che diventiamo merce nelle mani di chi ci paga! Per concludere ci tengo a sottolineare che non si può capire la personalità di un individuo da un’intera frase estrapolata dal proprio contesto originario, giacché non sappiamo (se proprio vogliamo rimanere nei giudizi) i motivi che l’hanno scatenata e come funziona nei fatti quella trasmissione.
Nessuno è perfetto. Né io, né tu che non mi leggi. Ma se non usciamo da questa forma logorroica di giudizio, finalizzata a distruggere i nostri interlocutori psicologicamente, rischiamo seriamente di creare una società sempre più arrabbiata, dove ciascuno è pronto a puntare letteralmente il dito sul prossimo perché non ha più fiducia in niente, se non nel proprio smartphone che gli dà l’onnipotenza. Antonio Ricci non può gestire la vita delle persone in questo modo, come non può chi ha spedito quel file a Striscia…