L’attentato a Nizza: Non si uccide (mai) per uno chador

«Oggi, nel giorno dopo il terribile attentato a Nizza, non esistono italiani, francesi, inglesi ma solo uomini, donne, anziani e bambini uniti per la Pace». Così scrive una mia amica di Facebook, rispondendo a un mio status. Come darle torto? Come non ricalcare le parole di questa nostra lettrice? La divisione dei popoli è un’invenzione della nostra mente che tende a catalogare, dividere, classificare. In realtà siamo esseri umani, tutti, che – come canta Marco Mengoni – devono avere il coraggio di essere umani fino in fondo, accogliendo ogni emozione, compresa la paura che ciascuno di noi prova in questi momenti proprio come quel 13 novembre 2015 quando un altro attentato colpì il cuore della Francia: Parigi. La paura però non deve trincerarci dietro un muro di egoismo e di odio né portarci a essere sempre troppo permissivi, accomodanti e frettolosi nei giudizi bensì dovrebbe spronarci ad andare oltre le semplici frasi di circostanza, i messaggi di cordoglio e le immagini della bandiera francese in bella vista sui nostri profili Facebook, perché la vita è tra la gente e non dietro a un computer. Cerchiamo, dunque, di capire insieme cosa rappresenta il 14 luglio per i francesi e perché il terrorismo di matrice islamica abbia preso di mira proprio la Francia.

“Le 14 Juiliette” per i francesi è un giorno non lavorativo, perché si commemora la Festa della Federazione del 1790, istituita nel 1880. Il 14 luglio ricorre pure la presa della Bastiglia, momento simbolo per i principi della rivoluzione francese che fecero uscire la Francia e l’intera Europa dall’oscurantismo, seppur gradualmente. Libertà, uguaglianza, fraternità erano parole poco conosciute che portarono una ventata di freschezza in un’Europa divisa dalle continue guerre e soprattutto dominata dalle disuguaglianze sociali e dai dogmi religiosi. L’Illuminismo, con il trionfo della Ragione, fu la matrice di tutto ciò. Il 14 luglio 2016 un camion a Nizza ha attraversato la promenade Des Anglais (zona pedonale che si trova sul lungomare) alle 22.30 proprio dopo i fuochi d’artificio, uccidendo almeno ottantaquattro persone ma le vittime sembrano destinate ad aumentare. Diversi in questo momento gli italiani non rintracciabili e l’attentatore sarebbe un franco-tunisino. L’Isis ha rivendicato l’attentato.

Il 7 gennaio. Il 13 novembre. Il 14 luglio. Dal 2015 l’epilogo è sempre lo stesso. Sangue in terra francese, mentre altrove in Africa e in Medio Oriente i morti non si contano più, ormai. Perché allora ancora la Francia? Sicuramente alla base ci sono motivi economici e geopolitici. Il 17 gennaio 2013 la nota rivista Limes scriveva: «(…) Se sei stato un impero, come nel caso della Francia, il passato non passa mai. Parigi in Mali difende il proprio rango, memore della propria “missione civilizzatrice”. La Françafrique è stata ripudiata a parole, ma nei fatti è ancora lì (…)»; i governi francesi non hanno mai rinunciato al ruolo di gendarme sull’Africa e non solo. Che questa situazione sia ancora attuale? Approfondiremo quest’aspetto nei prossimi articoli di attualità. Per il momento ci fermiamo sulle cause simboliche dell’attentato a Nizza. L’odio, si sa, genera se stesso ed io non sono pienamente convinta che la causa di questi attentati vada ricercata solo negli scontri tra due ideologie agli antipodi che, come sappiamo, sono sempre stati la punta dell’iceberg. La differenza di vedute è marginale, perché le guerre non si fanno per le idee ma per interessi e per smania di possesso. Ce lo insegna dopotutto la Storia e la Vita quotidiana con i suoi micro conflitti familiari, tra le pareti domestiche. E` stato così per le due guerre mondiali, per la guerra fredda e lo è ancora adesso. La vera libertà poi è una perla troppo rara e compromettente per fare veramente gola ai potenti di turno. Di conseguenza non si uccide mai soltanto per uno chador.

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