Come lo scorso anno anche nel 2016, in occasione della Festa del Papà – che ricorre il 19 marzo, giorno di San Giuseppe – apriamo una parentesi sul significato di questa ricorrenza nella società contemporanea e sull’impossibilità di essere veramente padri in Occidente. Sì, avete letto bene; ho utilizzato il termine impossibilità per definire un fenomeno che però abbraccia più ambiti della sfera psicoaffettiva e di conseguenza non può essere sintetizzato in poche parole. La figura del padre è ormai naufragata e gli uomini moderni si sentono spaesati, disorientati, in bilico tra il desiderio di affermare se stessi in famiglia e le regole di una società che non permette più al padre di svolgere i suoi compiti essenziali. E, se da una parte abbiamo figure paterne totalmente assenti, dall’altro lato si vedono sempre più uomini interpretare la parte del “mammo” che sostituisce quasi del tutto le mamme. Il processo di emancipazione femminile ha reso le donne autonome e indipendenti ma ha anche indebolito gli uomini che si sentono privati della loro forza e mascolinità. La società patriarcale al contrario si basava non sull’autorevolezza – una virtù di cui oggi abbiamo fortemente bisogno – bensì sull’autoritarismo schiacciando il femminile e privandolo della sua energia di base. Oggi più di ieri abbiamo bisogno di modelli da seguire per evitare di cadere nella logica del “branco” come scriveva Eugenio Scalfari in un articolo pubblicato sul Quotidiano La Repubblica il 27 dicembre 1998 e ripreso anche dallo psicanalista Massimo Recalcati nel suo libro “Il complesso di Telemaco” (Feltrinelli).
Che cosa c’entra Telemaco con il significato della Festa del Papà? Telemaco è un figlio che aspetta un padre – Ulisse – e che non si accontenta di essere soltanto “colui che attende”. Soffre di nostalgia ma non si fa schiacciare da questa potente emozione. Il giovane sa che solo il padre potrà riportare l’ordine a Itaca, invasa dai Proci. Secondo Recalcati, oggi «le nuove generazioni guardano al mare», aspettando che qualcuno ritorni. I giovani non cercano il padre-padrone ma sperano di scorgere nello sguardo del genitore quell’energia antica che li sproni a tentare il tutto e per tutto pur di affermare i loro ideali per tornare così alla casa del cuore. Ciò che «i figli attendono è la “testimonianza” che la propria vita possa avere un senso», precisa lo psicanalista. L’energia maschile (presente nelle donne e in ogni cosa in Natura) è votata all’azione, all’affermazione, alla creatività, al potere. E` un’energia che si rafforza espandendosi verso l’esterno, senza temere tuttavia quelle forze nascoste, primordiali, interiori, proprio come fa Ulisse nel corso del lungo viaggio. L’eroe greco affronta e supera con genialità una serie di prove portando con sé un vissuto, o meglio un’esperienza, che potrà poi condividere con i suoi cari facendoli evolvere. Telemaco cerca e trova quell’esperienza.
La Festa del Papà è anche il giorno di San Giuseppe, padre adottivo di Gesù e uomo virtuoso, che sostiene Maria e il figlio soprattutto nei primi anni. E allora qual è il significato di questa ricorrenza oggi? Penso che il padre debba ritrovare la propria identità facendosi guidare dall’istinto. Recalcati sostiene che un buon genitore è chi fa un passo indietro all’occorrenza, abbandonando i figli quando ce n’è bisogno e consegnandoli simbolicamente al deserto come seppe fare diligentemente Abramo con Isacco. I figli dopotutto non hanno bisogno di molto, necessitano solo di punti di riferimento o meglio di modelli i quali, mediante l’alternarsi di assenza e presenza, possano dare un punto di vista diverso che aiuti gli uomini e le donne del domani a trovare una loro specifica dimensione e quindi a evolversi. Auguri a tutti i papà che sanno essere veri padri.