Sono sempre più le donne al comando di aziende e di Istituzioni pubbliche e private, perciò le domande sulla leadership al femminile sono tante e sempre più attuali. Le donne hanno l’esigenza di farsi ascoltare fra e fuori le pareti domestiche, dopo secoli di tabù e di scarsa partecipazione alla vita pubblica, tranne pochissime eccezioni. Il lavoro di cura ha fatto nascere una serie di pregiudizi sulla mancanza di autorevolezza al femminile; di conseguenza si è sempre pensato che la donna dovesse essere, per forza di cose, l’angelo del focolare; una figura sempre disponibile, sempre dolce, sempre attenta alle esigenze della prole, del marito, della famiglia d’origine e dei cari del coniuge, come suoceri, cognati e parenti tutti. Quando poi le donne hanno cominciato a lavorare fuori casa, questo ideale è rimasto pressoché immutato ed è stato trasferito in altri ambiti come quelli aziendali. Io non mi soffermerei tanto sulle cause di questo fenomeno, sebbene sappiamo che vadano ricercate nella religione monoteista (nel nostro caso il Cattolicesimo) e nella Letteratura che hanno contribuito a conferire alle donne una visione romantica e patinata. Eppure la Madonna non è l’unica versione del femminile che, come ogni cosa in natura, ha il suo doppio. La bontà esiste perché c’è la cattiveria. La felicità esiste perché c’è la tristezza. Il bello è visibile nell’alternanza degli opposti, presente nel Tutto, e quindi solo una mente scevra dei giudizi può guardare alla totalità degli eventi, apprezzandoli nella loro interezza e contraddizione.
La bellezza è nel caos. L’ordine, se autoimposto, è deleterio. Il femminile non ama l’ordine ma il suo opposto e l’oscurità, cioè tutto ciò che non si vede e che è nascosto. Non sempre, però. C’è un momento in cui il femminile, dopo essersi contratto, si espande nel mondo per manifestare la propria luce entrando in connubio con il maschile che rende le donne autorevoli e sicure. Maschile e femminile dialogano e s’incontrano in un lungo abbraccio che prende forma nel cuore di ogni individuo, sia uomo e sia donna.
Quando mi si chiede: «Come posso fare a essere autorevole con i miei subordinati?», io rispondo facendo spallucce. Non lo so. Non l’ho mai saputo. Non esiste una strategia e diffidate di quanti tentano di indirizzarvi verso un metodo unico. Non esistono regole certe, almeno non con il femminile. Esiste la voce interiore che vi dirà come e quando agire. Ognuna, ascoltandosi, agirà secondo la propria natura; quindi non preoccupatevi di apparire contraddittorie. La leadership al femminile è mutevole, perché le donne sono cicliche e sfuggenti. Una donna è dentro la vita e al contempo capace di starne fuori, un po’ come i bambini che amano nascondersi. La donna è un po’ strega e un po’ Madonna (e lo scrivo senza alcuna blasfemia ma nel pieno rispetto del Credo di ciascuno). Pertanto solo nella contemplazione di questi opposti possiamo ritrovare l’equilibrio e di conseguenza la pace, la serenità, la naturalezza e soprattutto l’assertività facendoci guidare dall’Amore che non sempre è accondiscendente.