Nei miei editoriali ho spesso scritto di giornalismo e oggi, proprio perché ricorre la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, non posso proprio farne a me. Il concetto, che sto per esprimere, da tempo si è materializzato nella mia mente ed è ora che le parole prendano corpo su questo schermo. Quando si scrive o si parla di libertà di stampa, si citano Paesi e intere aree del pianeta dove la facoltà dell’uomo di esprimere il proprio pensiero viene completamente usurpata da dittature sanguinarie che impediscono ai cittadini di scrivere, di parlare e di manifestare liberamente. L’Italia è una Repubblica Democratica, quindi ognuno di noi può dire quello che pensa, a patto che le nostre idee non si trasformino in ingiuria. E il passo dall’opinionismo alla denigrazione del prossimo è molto breve, è brevissimo. Bisogna pertanto prestare molta attenzione! In questo momento, mentre le mie dita digitano le lettere di questa tastiera, anche io sto esprimendo un parere.
Eppure c’è una differenza sostanziale tra opinioni e fatti. Tutti, soprattutto grazie ai blog e ai social network, siamo bravi a esprimere quello che proviamo o che pensiamo; pochi sanno inquadrare in maniera oggettiva la realtà. E quei pochi sono coloro che lavorano nel mondo dell’informazione. Vedete, il giornalismo è una cosa seria e chi vuole lavorare in questo campo deve mettere le proprie competenze per raccontare la verità (non la sua verità) al servizio dei lettori. Ma torniamo al concetto di libertà di stampa. In Italia non esiste la libertà di stampa; non è mai esistita, sia perché il nostro Paese dal 1860 in poi non ha mai avuto un’opinione pubblica consapevole, sia perché il giornalismo italiano è stata troppo condizionato prima dalla letteratura (a fare giornalismo erano i letterati) poi dalla politica. I contributi statali (giustificati per la stampa di partito) assumono le sembianze di un vero e proprio ricatto morale per la cosiddetta stampa indipendente. Quale editore, che riceve i finanziamenti pubblici, può correre il rischio di far scrivere a un suo giornalista le magagne di quella parte politica che gli consente di finanziare il giornale, e quindi di esistere? Nessuno. Allora si decide di attaccare la controparte politica con inchieste e articoli inneggiando alla libertà di stampa. E’ coerenza questa? E’ libertà di stampa? No è pura propaganda, dove nulla è lasciato al caso…
A condizionare la libertà di stampa non è solo la politica, ma anche e soprattutto l’economia che ormai gestisce ogni cosa. E purtroppo a farne le spese sono solo i lettori…
Maria Ianniciello