Marco Palma, il dirigente scolastico dell’Istituto Garofani di Rozzano (Milano), secondo quanto dichiarato dai Media, avrebbe vietato ai suoi alunni di festeggiare il Natale a scuola e la notizia è diventata di dominio pubblico addirittura negli Stati Uniti. In questi giorni in America una delle parole più cercate sul motore di ricerca Google è stata “Natale Italia”. L’argomento è molto sentito, anche oltreoceano, soprattutto dopo i tragici fatti di Parigi e, quindi, le strumentalizzazioni politiche sono purtroppo inevitabili. Il dirigente ha sostenuto di non aver cancellato né rimandato alcuna iniziativa natalizia e che l’unico diniego riguarda la richiesta di due mamme di insegnare ai bambini cristiani alcuni canti religiosi nell’intervallo mensa. Fatta questa doverosa premessa, vogliamo tuttavia aprire una parentesi sul senso della festività. Il Natale è una ricorrenza Cristiana, sulla quale molto scriveremo in questo periodo andando indietro nel tempo per capire le origini di una festa non solo religiosa; è il momento in cui i nostri cuori si dovrebbero aprire ancor di più all’amore e, anziché dividere, questa festa dovrebbe unire. Il suo significato – che va oltre la Cristianità, anche se di essa è l’espressione più alta – è profondo.
La psiche si nutre di favole, miti, leggende e storie. Charles Dickens nel bellissimo “Canto di Natale” racconta di Ebenezer Scrooge, un uomo avido che sfrutta il suo sottoposto; lo Spirito del Natale gli fa visita per tre volte, presagendogli a cosa andrebbe incontro se dovesse continuare a comportarsi in quel modo; così il suo cuore di ghiaccio comincia a sciogliersi, dopotutto anche lui una volta era stato felice, speranzoso e buono. Il Natale è portatore di valori nobili, che non possono essere cancellati solo perché le cose stanno cambiando. Ancorarsi come ostriche agli scogli, così come facevano i Malavoglia di Giovanni Verga, e impedire qualsiasi forma di progresso non è mai sano ma rinnegare se stessi e quello che si è nel profondo è nocivo. La soluzione? Insegnare nei fatti (e non a parole) Storia delle Religioni. Perché dopotutto, come scrive il Dalai Lama, le religioni “sono tutte sorelle”. Fingere che esse non esistano vuol dire girarsi con arroganza dall’altra parte per rifugiarsi in un laicismo esasperante che vive soltanto nella nostra mente e che rientra nella sfera delle parole prive di senso utilizzate quando ci fanno comodo per attutire sensi di colpa e ricevere consensi.
Non serve “cancellare” le ricorrenze cattoliche e, quindi, non far festeggiare il Natale nelle Scuole, perché siamo come alberi che senza le radici non possono crescere sani e robusti. Consegnando all’oblio la nostra lunga Storia commettiamo un grave errore, di cui pagheremo le conseguenze fra un po’ di tempo. Gli insegnanti e i dirigenti dovrebbero impegnarsi a far conoscere la cultura e le tradizioni italiane anche agli alunni di altre religioni per favorire il confronto e il rispetto tra gruppi etnici. Confronto in Italia significa rispettare le usanze cattoliche senza per questo doverle far proprie, ma vuol dire anche conoscenza delle tradizioni altrui e assenza di pregiudizi da parte dei cittadini italiani di fede cattolica. Adesso, quindi, tocca al Natale. Poi sarà la volta delle feste e delle ricorrenze di altre religioni. Almeno nelle Scuole proviamo o meglio sforziamoci di non creare odio tra bambini e adolescenti.