L’Africa è un continente in movimento. La popolazione africana si muove senza sosta verso altre mete. Ma tutto in natura è in movimento, a cominciare dal nostro corpo. Infatti, mentre le mie mani si muovono rapide sulla tastiera, nel mio organismo miliardi e miliardi di cellule nascono e muoiono. La vita fa spazio al nuovo attraverso il moto continuo, fuori e dentro di noi. Il giorno si alterna con la notte, l’estate cede il passo all’autunno che a suo volta si alterna con l’inverno in un cerchio perenne, antico quanto il mondo. Mentre un uomo muore, un bambino nasce. L’umanità stessa è in cammino spirituale, culturale, morale, scientifico, socio-politico. Tutto cambia. Tutto muta. Eppure le paure e le aspettative, come anche le gioie, sono le stesse da millenni. Perché l’uomo, nel proprio intimo, resta uguale a se stesso, nonostante l’evoluzione e il progresso. La sua natura è ambivalente, contraddittoria e al tempo stesso introspettiva. Cambiamo, eppure commettiamo quasi sempre gli stessi sbagli, dimenticando qual è la nostra vera essenza e allontandoci dalla Natura. In ciascuno di noi c’è un’innata saggezza che ci dà pace e serenità. Essa è nascosta da qualche parte nel nostro inconscio e talvolta, nei momenti più impensabili, viene fuori per aiutarci a crescere e a migliorarci. Ascoltando la sua voce, capiamo noi stessi e qual è il nostro posto nel mondo. Perché ciascuno di noi ha o dovrebbe avere uno scopo nella vita, un obiettivo che ci dà la forza di alzarci con gioia la mattina, spinti dalla curiosità di scoprire cosa ci aspetta nel nuovo giorno. Vivere ogni istante con la curiosità dei bambini è il segreto della nostra esistenza che può essere bella o brutta a seconda delle nostre percezioni. L’uomo è un essere abitudinario non per volontà. Perché lo spirito è predisposto al movimento e, quando esso non può volare alto nel cielo, soffre. Il corpo si ammala perché l’anima piange disperata. Siamo fatti per espanderci. Quando ho fondato Cultura & Culture, la parola “Movimento” mi rimbombava nelle orecchie, perché la staticità non ci predispone mai a nuovi punti di vista e chi fa giornalismo non può soffrire di intolleranza. E` il movimento, in tutte le sue accezioni, che ci insegna a rispettare gli altri e ad aprirci al confronto multetnico e culturale, che ci apre il cuore e la mente…
Maria Ianniciello