Scuola, la didattica si fa a distanza ma quali sono le criticità? Scoprile qui

Tra le parole più cercate della rete c’è DaD in Campania. Per i non addetti ai lavori, DaD vuol dire didattica a distanza. Il tema è molto sentito su tutto il territorio nazionale ma è in Campania che il dibattito (a causa anche delle osservazioni fatte dal Governatore, Vincenzo De Luca) si acuisce. Ho riservato diversi episodi del nostro podcast di attualità, InFormAzione, al tema della scuola campana legata all’emergenza che stiamo vivendo, perché la Campania (dove io vivo) ha la dispersione scolastica più alta d’Europa. Scegliere con leggerezza e in primis per paura di richiudere i ragazzi e i bambini nelle loro case (i dati ci dicono che i bambini sviluppano raramente forme gravi) vuol dire acuire un fenomeno che è alla base delle disuguaglianze sociale ponendo le basi per un disastro sociale in Campania senza precedenti.

DaD Campania

Quando si parla di scuola e di DaD, viene fuori un problema che non è solo Campano e che riguarda la mancanza di empatia e di accettazione di opinioni diverse. Il confronto si fa così sui social acceso e tossico, anche a causa della tendenza alla polarizzazione. I problemi andrebbero risolti ed osservati con mente lucida e scevra da pregiudizi, che intossicano il dibattito, ma se non agiscono in questo modo i rappresentanti delle Istituzioni come possono farlo i cittadini?

In questo nuovo episodio del podcast parlo quindi di DaD (non solo in Campania), di Scuola e di educazione all’empatia. Buon ascolto.

Dad. Qualche dato a livello nazionale

  • Da marzo 2020 gli studenti italiani hanno perso (escludendo i giorni di chiusura estiva e le festività) 65 giorni di lezione, a fronte di una media europea dei Paesi ad alto reddito di 27 giorni.
  • Secondo l’Istat sono 3milioni gli studenti dai 6 ai 17 anni che potrebbero aver avuto difficoltà a frequentare la Didattica a Distanza
  • Secondo uno studio di Save the Children, il 28 per cento degli studenti tra i 14 e i 18 anni ha dichiarato di conoscere almeno un compagno di classe che ha lasciato la scuola dopo il loockdown

Il problema principale sembra essere la mancanza di connettività e di dispositivi elettronici (tablet e computer).

Il Governo italiano ha investito 85milioni di euro per la didattica a distanza, di questi

  • 70milioni sono stati investiti per i dispositivi elettronici e il miglioramento della connessione
  • 10milioni per l’acquisizione di piattaforme educative digitali
  • 5milioni per la formazione degli insegnanti

L’Unicef ha effettuato uno studio, con la Commissione europea e il Centro di Ricerca sui Media e la Comunicazione dell’Università Sacro Cuore di Milano. L’indagine è stata effettuata online su oltre mille ragazzi e ragazze. A realizzare la ricerca è stato l’Office of Research Innocenti che sarebbe il centro Unicef per la ricerca. Questo studio è stato realizzato nell’ambito di famiglie che però hanno la connessione tramite questionari.  Nella puntata del podcast ho parlato anche di questi dati.

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