1944- 2014, “Roma liberata” in una mostra a Palazzo Venezia

Recensione dell’esposizione “Roma prima capitale d’Europa liberata, 1944 – 2014”. Roma. Museo del Palazzo Venezia, dal 10 luglio al 24 agosto 2014

 

Quanto è preziosa la passione dell’uomo. Quale cura verso la ricerca e quanta voglia di condividere deve esserci in una persona capace di curare un evento come questo! Ho avuto la fortuna di conoscerla questa persona, il curatore della ricchissima mostra allestita negli enormi spazi di Palazzo Venezia, location quanto mai suggestiva e significativa per il tema dell’esposizione. Giovanni Cipriani sta lì, in quei saloni, che accarezza con occhi attenti la sua creatura, mettendosi a disposizione di chiunque abbia curiosità. Se qualcuno entrasse, per sbaglio, senza averne, la quantità e l’ottima qualità della documentazione storica esposta non potrebbe non catturarlo e investirlo in tutta la sua carica emotiva. Sì, perché i fatti, il periodo documentato, ancora risuona nelle nostre orecchie attraverso i racconti dei nostri genitori, almeno per noi che abbiamo superato “gli anta”, o quelli dei nonni. Comunque, avvenimenti di appena 70 anni fa. La ricostruzione di un periodo breve del 1944, quando in pochi mesi anzi «nell’arco di poche settimane – precisa Cipriani – accade quello che non è accaduto per anni». In ben cinque sale del Palazzo, più di 40 grandi pannelli e alcune teche piene di cimeli, con oltre 500 documenti originali e riprodotti con chiarissime scansioni, ci raccontano il fermento politico che avrebbe dato poi vita alla Costituente, l’avanzata delle truppe alleate verso Roma, la sua conquista, l’immediata irruzione di una nuova ventata di entusiasmo, i costumi dell’epoca, i primi atti di governo nella Capitale liberata. Non si può negare che l’impatto più immediato lo offrono come sempre le immagini. Vedere Benedetto Croce che presiede il Congresso di Bari nel gennaio 1944, leggere le sue sferzanti parole verso l’ostruzionismo che incontrava la diffusione dei relativi atti (“L’apparato di truppe e carabinieri, come per una rivolta che stia per scoppiare, è enorme e ridicolo!”), la prima fotografia dell’entrata degli alleati a Roma durante i combattimenti nella zona sud della città, gli scatti rubati della fuga dei tedeschi nei giorni precedenti, è tutto molto emozionante. Le prime pagine di tanti giornali, italiani ed esteri (americani, francesi, inglesi), urlano nei titoli a nove colonne la notizia della liberazione romana, cimeli ci svelano piccole storie nella storia, come il diario di un soldato sudafricano che descrive le sue giornate a Roma, o il ruolo dei Carabinieri e della Guardia di Finanza in quei convulsi momenti. Ma oltre all’aspetto storico, è interessante capire (e nell’enorme quantità di fotografie lo si percepisce chiaramente) il dopo liberazione, la vita della gente comune, le difficoltà di una popolazione divisa tra l’entusiasmo di nuova vita e la miseria derivante dalle restrizioni belliche.

Nella penultima sala, quella dedicata alla ripresa della vita civile, questi aspetti sono ben documentati con due “chicche”, che personalmente non avevo mai visto: le fotografie di un giornale francese che testimoniano l’utilizzo degli stabilimenti cinematografici di Cinecittà come rifugio agli “sfollati” della guerra e un pannello dedicato al primo sindaco di Roma dopo la liberazione, il principe Filippo Andrea Doria Pamphili, con il testo del suo discorso di insediamento, ricco di grande umanità, che per la frase finale passò alla storia come il discorso “del volèmose bene”. Interessantissime le pubblicazioni americane sulla prima “estate romana” da loro organizzata al Foro Mussolini (ora Italico), con serate danzanti, non meno dei disegni, delle vignette, delle cartoline che testimoniano la creatività degli illustratori in quelle settimane di rinnovata speranza. Sono tante le cose da vedere, forse anche troppe, perché a un certo punto si perde il controllo della situazione, travolti dalla quantità delle informazioni che provengono da pannelli e teche, ma le ultimi immagini riportano tristemente alla realtà di quel periodo, con le foto del rinvenimento del luogo, tenuto segreto dai tedeschi, dell’eccidio alle “Fosse ardeatine” e il susseguente pellegrinaggio della popolazione romana per dare degna sepoltura alle vittime. Un percorso di grande interesse, dalla fase politica a quella militare, dall’irruzione alla presa di possesso della città, dall’entusiasmo popolare agli aspetti di costume. Stupisce positivamente come una mostra così bella e interessante sia a ingresso gratuito. Inaugurata il 10 luglio, alla presenza delle delegazioni diplomatiche di oltre dieci Paesi e di numerose personalità della cultura, sarà visitabile fino al 24 agosto prossimo. Il percorso espositivo è organizzato dall’Associazione “Centro per la Promozione del Libro” con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Il curatore, Giovanni Cipriani, ci promette che «la mostra è in progress». E, aggiunge, «non finisce qui, stiamo studiando la metodologia giusta per renderla ancora più completa, in accordo col Ministero della Pubblica Istruzione, per proporla agli studenti». Nel frattempo, non perdetela.

Paolo Leone

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