La fotografia che racconta la Storia. Volti di uomini che subiscono la guerra. Piccoli paesi ridotti in macerie. Soldati e civili vittime della medesima strage. Siamo nel 1943 e Robert Capa, da molti considerato padre del fotogiornalismo, raccoglie nei suoi scatti ciò che sta accadendo nel sud della nostra Penisola, ossia lo sbarco degli Alleati in Sicilia e la loro avanzata verso nord. Sono passati esattamente settant’anni da quell’avvenimento che, insieme al varco in Normandia e alla vittoria sovietica a Stalingrado ha determinato l’inizio dell’avanzata alleata contro il nazi-fascismo e Roma dedica una grande esposizione proprio al fotografo ungherese che, pur non essendo un soldato, ha vissuto buona parte della sua vita sui campi di battaglia. “Robert Capa in Italia 1943-1944”, questo il titolo dell’esposizione che sarà visitabile sino al 6 gennaio 2014 a Palazzo Braschi e che grazie a 78 fotografie racconta in bianco e nero quell’evento storico.
ROBERT CAPA – Qualcuno ne parla indicandolo come il fondatore del fotogiornalismo; altri ne riconoscono, comunque, la portata innovativa, ammettendo la sua capacità di cambiare in profondità il reportage fotografico. C’è poi chi, e stiamo parlando di Ernest Hemingway, lo ha definito «un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. (…) talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto», mentre per John Steinbeck «sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino». A prescindere dalle definizioni, Robert Capa è sicuramente un uomo che nel corso della sua vita ha visto con i propri occhi alcuni dei più grandi conflitti del suo tempo e che, grazie a una grande passione per la fotografia, li ha raccontati al resto del mondo. La guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina sono gli scontri che il fotografo ungherese ha mostrato nei suoi scatti, circa settantamila in quarant’anni di vita, patrimonio oggi custodito all’International Center of Photography di New York. Una vita, quella di Capa, che a causa della sua protesta nei confronti del governo di estrema destra ungherese lo porterà nel 1931 a lasciare il suo Paese alla volta di Berlino. L’ascesa di Hitler, la nascita del nazionalsocialismo e la spirale di eventi successivi lo porteranno presto a lasciare anche la Germania e, successivamente, la Francia, per poi partire alla volta della Spagna e della sua guerra civile. In seguito l’Italia e, precisamente, gli anni dello sbarco in Sicilia: giunto nel sud della Penisola come corrispondente di guerra, Capra ritrarrà la vita dei soldati e dei civili, in un viaggio che va dalla Sicilia sino ad Anzio e che senza retorica saprà raccontare le tante facce della guerra.
LA MOSTRA – Settantotto fotografie ospitate sino al 6 gennaio 2014 nel Museo di Roma Palazzo Braschi per un’esposizione pensata in occasione dell’Anno Culturale Ungheria Italia 2013 e del centenario della nascita del fotografo. Al centro del percorso espositivo, per fare degli esempi, la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli e il funerale delle giovanissime vittime delle Quattro Giornate di Napoli. E poi ancora, nei pressi di Montecassino, la gente che fugge dalle montagne, sede di violenti combattimenti, il tutto affiancato dalle immagini dei soldati alleati, ritratti mentre vengono accolti dalla gente a Monreale o nei loro giri di perlustrazione.
«Le fotografie di Robert Capa – afferma Beatrix Lengyel, Curatrice della mostra – sono impresse nella memoria collettiva come piccoli frammenti del XX secolo. Sono tessere di un simbolico mosaico degli istanti che separano vita e morte e delle atrocità delle cinque guerre di cui fu testimone. Grazie alla delicatezza, all’umanità, alla spontaneità e alla sensibilità dei suoi scatti, generazioni di fotografi hanno compreso come sia possibile immortalare i dimenticati e gli ultimi nell’intimità degli attimi di cui si compone una vita, siano essi attimi di commozione, sollievo, terrore o felicità».
Al termine dell’esposizione romana, la stessa mostra sarà accolta anche dal Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze, dove sarà visitabile dal 10 gennaio al 30 marzo 2014.
Scheda tecnica della mostra:
Fino al 6 gennaio
Palazzo Braschi, Roma
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00
Biglietti: intero 11.00 euro, ridotto 9.00 euro
Promotori: Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Museo Nazionale Ungherese nell’ambito dell’Anno Culturale Italia – Ungheria 2013 e del centenario della nascita di Robert Capa, Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria, Ambasciata di Ungheria a Roma e Istituto Balassi Accademia d’Ungheria a Roma
Info: www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it; www.zetema.it
Valentina Sala