Li hanno soprannominati “fauves”, ossia selvaggi, belve, animali che incutono paura e con la loro pittura rivoluzionaria hanno contribuito a dare un nuovo corso alla storia dell’arte europea e, conseguentemente, mondiale. Guidati da colui che presto sarebbe diventato emblema di questa avanguardia, Henri Matisse, hanno scardinato le principali convenzioni pittoriche, proponendo dipinti dai colori intensi e contrastanti, pennellate frettolose e bozze di colori non modellate. Oggi, a più di cento anni dal Salon d’Automne parigino che destò scalpore tra il pubblico, le tele di alcuni dei principali esponenti di questa avanguardia giungono a Vienna, precisamente al museo Albertina, dove dal 20 settembre al 12 gennaio si terrà l’esposizione “Matisse und die Fauves”. Circa 160 opere di Matisse e dei suoi compagni di avanguardia per comprendere un movimento artistico intenso ma breve, durato soltanto due anni. Accanto ai dipinti più noti anche una serie di altre opere d’arte tra cui bronzi, ceramiche, sculture in pietra e mobili realizzati dagli stessi fauvisti.
LA STORIA – Era il 1905 quando l’allora vicedirettore del Salon d’Autumne di Parigi, George Desvaillères, decise di dedicare la stanza principale della terza edizione del Salon ai lavori di artisti come Henri Matisse, André Derain, Maurice de Vlaminck ed Henri Manguin. Una stanza che ebbe un effetto dirompente e che il critico d’arte Louis Vauxcelles definì una “cage aux fauves”, ossia una “gabbia di belve”, proprio per indicare l’impatto violento, quasi selvaggio, destato da un così innovativo uso del colore. Matisse e i “fauves”, come vennero definiti dopo la critica di Vauxcelles, ebbero il merito di aver liberato i colori, la figura e, in generale, l’arte: tonalità intensamente brillanti, pennellate e figure abbozzate, contorni irregolari si uniscono, quindi, a una resa molto lontana dalla realtà, tanto che le figure umane possono essere rappresentate in rosso o i monti in blu a seconda delle sensazioni provate dall’artista. Contrasti innovativi, aggressività ed emotività, in un mix di elementi simile a quello dei “cugini” tedeschi, contemporaneamente intenti a dare vita al gruppo “Die Brücke” e all’avanguardia espressionista.
LA MOSTRA – Venendo all’esposizione viennese, il percorso sarà suddiviso in sette sezioni diverse e si aprirà con i primi lavori di artisti fauves tra cui l’immancabile Matisse ma anche Marquet e Manguin. Seguirà una selezione di opere importanti dipinte da Matisse e Derain nell’estate del 1905 a Collioure, nel sud della Francia. Un corpus di opere, questo, esposto proprio durante il salone d’autunno di Parigi. E poi ancora i disegni, gli acquarelli e le sculture degli stessi “fauves”, per un totale di circa 160 opere provenienti da più di 50 sedi espositive sparse in tutto il mondo. Curata da Heinz Widauer e Claudine Grammont, la mostra dell’Albertina rappresenta il primo tentativo austriaco di realizzare un percorso di ampio respiro interamente dedicato a una delle avanguardie del primo Novecento e sarà affiancata da un dettagliato catalogo.