AION Linguistica è una rivista scientifica interamente prodotta dall’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Diretta da Domenico Silvestri con vicedirettore Alberto Manco, la rivista é stata valutata dall’agenzia ministeriale preposta, insieme a tutte le più note riviste scientifiche italiane, ed è stata collocata nella prestigiosa categoria “A”. All’interno dei suoi volumi è possibile trovare numerosi approfondimenti che spaziano dalla varietà linguistica nel mondo antico al lessico degli antichi insediamenti italici, dai termini alimentari a quelli relativi al mondo dei numeri, dalle ragioni etimologiche di nomi moderni a quelle di lingue un tempo parlate diffusamente in gran parte dell’Italia, come quelle osche, e oggi del tutto scomparse. La sezione linguistica delle riviste dell’Orientale fu fondata nel 1959 da Walter Belardi, che ne è stato direttore per 11 annate, mentre dal 1979 AION è stata rifondata da Silvestri che ne ha assunto la direzione per ben 33 annate. La rivista è stata tradizionalmente accompagnata da una collana di “Quaderni” di linguistica detta “Quaderni di AION” che, dal 2012, ha una nuova serie con un primo volume dedicato alla teoria e alla storia della toponomastica. La rivista viene interamente prodotta in ateneo, senza ricorrere ad aiuti esterni e il lavoro, già consistente, è aumentato moltissimo a seguito di una precisa politica di internazionalizzazione.
Forte di un’etica molto rigida nella selezione degli articoli che arrivano in redazione, con la valutazione da parte di lettori anonimi, l’organico redazionale di AION impiega grandi risorse ed energie per tenere assieme i contatti con gli autori degli articoli scientifici, imporre tempi certi, vedere e rivedere le bozze, ragionare delle eventuali economie da fare per mantenere uno standard qualitativo sempre elevato e all’altezza delle aspettative. Grazie alla grande apertura mentale di Domenico Silvestri, la rivista è nota per una grande eterogeneità dei contenuti: l’attenzione viene data, infatti, non solo a contributi di autori già molto affermati ma anche ad autori non ancora noti ma altrettanto degni della massima considerazione.
Una politica rigorosissima di valutazione scientifica, la massima qualità dei contributi pubblicati, l’ apertura sui temi e sulle epoche sono, quindi, i fiori all’occhiello di AION ma se andassimo ad indagare più nello specifico scopriremmo che una sola ricostruzione etimologica può richiedere anni di ricerca.
Le ricerche etimologiche pubblicate all’interno della rivista sono numerose e, in quanto tali, aprono sempre interrogativi non facili a risolversi. Tra i temi della rivista merita una menzione a parte la sua vocazione antichista, alla quale oggi si affiancano ricerche anche relative a numerosi altri ambiti linguistici di studio. In particolare si possono segnalare alcune ricostruzioni etimologiche ben note agli addetti ai lavori: da quella di Cristina Vallini, risalente al 1979 sul nome “Elefas”, a quella di Alberto Manco che può suggerire qualcosa sul posizionamento dello smarrito tempio di Ercole di cui si tratta nel Cippo Abellano. O ancora, in tempi più recenti, la straordinaria disamina etimologica relativa ai termini per indicare l’acqua nel mondo antico, fatta da Françoise Bader.
Una conferma di quanto detto si riflette dall’indice del numero in uscita. Si andrà dall’etimologia del toponimo “faros”, ad un contributo sul sillabario cipro-greco, ad uno studio sugli effetti del linguaggio “farsi” sulla musica tradizionale iraniana o, ancora, a quello sulla lingua africana in una comparazione con alcune strutture proprie del cinese. Spazio anche a temi più strettamente tecnici come studi tra semantica e sintassi e le relazioni paradigmatiche e sintagmatiche nella costruzione del segno.
Raffaella Sbrescia