Il ‘700, per la città di Roma, fu un secolo che rappresentò innovazione e profondo cambiamento. Soprattutto dal punto di vista architettonico, la Capitale cambiò radicalmente la sua fisionomia attraverso il lavoro di personaggi che, con le loro opere, contribuirono ad arricchire ulteriormente la dimensione urbana della città. Il museo di Roma presenta la mostra “Disegni di Architettura del Settecento” proprio per documentare e mettere in risalto le trasformazioni formali e stilistiche apportate al profilo della Città Eterna durante il secolo dei lumi. I disegni proposti nella sala numero sette di Palazzo Braschi, in mostra fino al 31 dicembre, raccontano dei grandi lavori legati ad alcuni dei luoghi più importanti di Roma (la facciata di San Giovanni in Laterano, il prospetto della Fontana di Trevi) e di altre opere minori che tuttavia hanno dato un contributo decisivo nel tracciare il nuovo volto della città.
Grandi architetti del tempo, come Nicola Salvi e Ferdinando Fuga, sono messi fianco a fianco ad altri meno conosciuti ma pur sempre abilissimi, come Girolamo Toma e Lorenzo Possenti, i cui disegni dettagliatissimi e realizzati attraverso l’uso di diverse tecniche combinate traghettano Roma dai suoi edifici seicenteschi ai nuovi palazzi ad appartamenti. Alla Roma borghese, per intenderci. E non si commetta l’errore di associare le creazioni di questi uomini al solo raziocinio. Il ‘700 è sì il secolo della ragione e della razionalità, eppure la fantasia non manca di certo, gli architetti si “divertono” a utilizzare tante tecniche stilistiche come il disegno a penna, a matita, a inchiostro nero e marrone e ad acquerello e le tracce del passato sono sempre assai evidenti.
Lo stile Barocco del ‘600, le influenze dei grandi innovatori del ‘500, l’amore per l’arte antica e per quella classica sono tutti elementi rintracciabili nei disegni esposti, che sono più di 30 e vengono sostituiti di volta in volta con altri presenti in archivio per non lasciarli troppo tempo sotto la luce artificiale.
Questi importanti documenti appartengono per larga parte alla collezione di Antonio Muñoz, storico dell’arte e soprintendente ai monumenti del Lazio all’inizio dello scorso secolo e tra loro si possono trovare gli interni di Palazzo Carafa, la facciata di Santa Maria in Cosmedin, il progetto per il Battistero di San Paolo fuori le mura, la sezione longitudinale per il portico del Pantheon e tantissime altre opere interessanti. Scenografie urbane che si mescolano al lavoro dei paesaggisti e dei vedutisti del ‘700 che ci regalano di Roma un’immagine organica e distinta, fatta soprattutto di nuove case realizzate in funzione di un diverso stile di vita. E poi ancora altari, fontane, oratori, cappelle e cupole che raccontano il viaggio decisivo di Roma verso la modernità.
Paolo Gresta