Arte di strada, Pao: una vita tra teatro e sperimentazione

el ghisa frontPaolo Bordino, conosciuto come Pao, è uno degli artisti italiani più attivi e conosciuti nel magico panorama dell’arte di strada.

Dal 31 ottobre le sue opere sono esposte a Torino in una mostra intitolata Neoplasia, in allestimento fino all’8 gennaio 2013. Abbiamo incontrato Pao, per saperne di più sul suo percorso artistico. 

Partiamo dalla mostra Neoplasia. Come nasce Neoplasia e cosa rappresenta?

Neoplasia nasce da una riflessione sulla società contemporanea. La neoplasia in patologia è la crescita di un tessuto in eccesso e in modo scoordinato, rispetto all’ambiente circostante. Il parallelo tra questa patologia e l’attuale società è incredibile, le similitudini sono impressionanti. Basta guardare dal satellite lo sviluppo urbanistico per trovare dei paralleli con un tumore. Di solito ho sempre affrontato temi più “leggeri”, ma questa volta ho voluto provare a confrontarmi con questa tematica, pur senza cadere nel catastrofico; diciamo che penso che la mia sia una presa di coscienza, siamo tutti noi la patologia del pianeta terra e un’inversione di tendenza non è cosa facile o immediata. Una volta accettata la neoplasia della società come assodata, mi sono reso conto che i tradizionali limiti tra naturale e innaturale, tra bianco e nero, non hanno più senso, è un po’ come superare il cosiddetto “orizzonte degli eventi”, il punto di ritorno del buco nero, dopo cui le normali leggi della fisica non hanno più significato.

Sei vissuto a Londra per diverso tempo. Come ti è sembrata Londra dal punto di vista culturale e artistico?

paoSono stato a Londra diversi anni fa nel 1999. La cosa che più mi aveva colpito, e in sostanza mi ha spinto a intraprendere un percorso artistico in strada, è il clima di sorveglianza e repressione che si respira. Molto prima che in Italia il numero di videocamere nelle strade era impressionante, la quantità di recinzioni e divieti, assieme a pubblicità estremamente invasive fanno di Londra quanto di più vicino al Grande Fratello di Orwell si possa immaginare. Pubblicità giganti. Una di queste con scritta bianca su fondo nero diceva: In Winston Street ci sono 3 famiglie che non pagano il canone televisivo; e sotto c’era in piccolo il numero di telefono per pagare… Tutti gli spazi pubblici sono recintati e posti sotto stretta sorveglianza, se non privatizzati, mentre i centri commerciali simulano i parchi giochi di una volta, con finti viali con finte panchine e finti lampioni. Ora è la normalità, ma 14 anni fa ero rimasto sconvolto. Di contro c’è una grande cultura underground, ma è relegata in pochi posti e bisogna riuscire a scovarla.

In cosa, sempre dal punto di vista dell’arte di strada, si differenzia dall’Italia?

La scena illegale è molto ridotta, siccome le pene sono piuttosto severe e incriminano writers anche diversi anni dopo i fatti. Di contro però è molto più facile ottenere un muro legale da dipingere, così puoi trovare intere vie ricoperte da graffiti di qualità. I Graffiti e la Street Art sono riconosciuti e apprezzati; per esempio qualche anno fa la Tate Modern aveva fatto dipingere la sua enorme facciata da alcuni dei migliori street artist al mondo, tra cui l’italiano Blu. Così alcune delle principali gallerie di Street Art hanno sede a Londra.

Poi sei approdato a Teatro. Quanto e cosa resta nelle tue creazioni di quell’esperienza?

Il Teatro è una forma d’arte completa che comprende diverse discipline, dalla danza al canto alla pittura. E` stata una esperienza fondamentale, che mi ha spinto poi a sperimentare. Inizialmente mi ci sono accostato con sospetto, influenzato dall’idea del teatro borghese, composto da signore impellicciate e gentiluomini snob, ma lavorando nel “dietro le quinte” sono rimasto stregato dalla sua magia. Ancora adesso ricordo con affetto quel periodo e il lavoro di macchinista, fatto soprattutto di legno, corda e olio di gomito. E` stata una Scuola; nelle mie opere rimane forse soprattutto la necessità di coinvolgere il pubblico.

Com’è stato lavorare con Franca Rame e Dario Fo? Un aneddoto di quel periodo?

Per me è stata una vera scuola d’arte. Ho iniziato lavorando all’archivio digitale, ma presto sono passato ad aiutare il loro tecnico del suono e luci in giro con gli spettacoli, poi per un anno ho fatto il tecnico di palcoscenico per una tournée in giro per tutta Italia. E` stata una esperienza molto importante, grazie alla quale ho potuto apprendere i rudimenti dell’arte popolare. Devo molto a loro, perché hanno avuto fiducia in me e mi hanno permesso di crescere. Aneddoti ce ne sono molti. Con loro mi capitava pure di salire sul palco e prendermi un applauso: alla prova generale de “La donna grassa”, Franca Rame, siccome non riusciva ad aprire il vasetto del miele, chiamò qualcuno che lo facesse al posto suo. Uscii ad aiutarla e mi presi il primo applauso. Da quella sera, Franca, ripetè questa scena a ogni replica, trasformandola in una gag.

Come ti sei accostato poi all’arte di strada?

E` stato un passaggio naturale, quasi fortuito. Volevo inizialmente realizzare solo un piccolo intervento, ma mi accorsi presto che stavo entrando in un mondo vastissimo e la passione presto divampò, diventando un’operazione a vasta scala. L’esperienza in teatro mi dava la base culturale su cui costruire qualcosa di buono. Nel giro di pochi mesi conobbi altri artisti che utilizzavano la strada in modo innovativo; cominciai così a frequentare l’illegal art show, una sorta di mostra clandestina che si teneva una volta al mese in una via di Milano, e da lì si sviluppò poi tutto.

Cosa ti ispira?

Le ispirazioni possono arrivare da qualsiasi parte, da altri artisti come da situazioni, dai ricordi come dai nuovi incontri.

Perché i tuoi soggetti sono soprattutto animali?

E` una cosa spontanea. Quando dipingo, sia in strada che su tela, fuggo da questo mondo, sempre più inquinato e corrotto, verso una piccola realtà ideale. L’essere umano non trova spazio; credo di essere un poco misantropo.

Siamo un giornale online culturale. Quindi ti chiedo: cosa rappresenta per te la Cultura?

La cultura è assieme alla scienza il punto più alto dell’esperienza umana. La cultura è ciò che ci arricchisce più di qualsiasi denaro, attraverso la cultura e la scienza possiamo arrivare a comprendere il cosmo. Per me è l’unica possibilità che ha il genere umano di salvarsi.

Cosa consigli a un giovane che vuole intraprendere il tuo lavoro? Quali percorsi è consigliato seguire?

Difficile dare consigli, io mi sono trovato a fare questo lavoro dopo un percorso per sottrazione, ho provato molti lavori, quasi tutto quello che mi veniva proposto e rifiutavo solo ciò che proprio non faceva per me. E` un lavoro dove la passione e il talento sono fondamentali, ma non sufficienti. Bisogna lavorare tanto, più di tanti altri, e il duro lavoro, se fatto bene, porta sempre dei risultati.

Progetti?

Ci sono tanti progetti in ballo, sempre. Qualcuno andrà in porto, molti no. Un discorso aperto con altri artisti che mi interessa molto in questo momento è un associazione culturale a Milano che riporti un po’ l’attenzione sull’arte pubblica, proponendosi come intermediario tra gli artisti, i proprietari di immobili e il Comune. Spero vivamente di riuscire a realizzare questo progetto.

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