“Berlin: i fuochi di Tegel” (Mondadori) è un libro ambizioso e tutto italiano perché scritto a quattro mani da Fabio Geda e Marco Magnone. I due scrittori che per la prima volta si cimentano in un racconto dedicato a un pubblico giovane, realizzano un’opera ruvida ma dal grande appeal, simbolo che la narrativa dispotica/fantascientifica, di grande successo in America, ha invaso definitivamente la nostra cultura letteraria. Berlin: i fuochi di Tegel è il primo dei sette romanzi in cantiere per questa saga young adult dalle mille prospettive dato che il primo libro – già disponibile in tutti gli store ed ai vertici delle classifiche di gradimento – si candida per essere l’incipit perfetto per una saga altrettanto perfetta. Certo non mancano le pecche stilistiche e narrative, ma i due autori sono stati capaci di descrivere un microcosmo futuristico crogiolo di grandi emozioni.
Il romanzo è ambientato a Berlino Ovest verso la fine degli ’70, e sono passati appena tre anni da quando la Germania è stata decimata da un temibile virus. Un male questo che ha distrutto ogni forma di apparato istituzionale, lasciando nelle mani di un manipolo di giovanissimi, le redini di un paese dilaniato e allo sbando. Ci sono fazioni in guerra fra loro, altri che cercano di vivere in totale armonia e poi c’è il gruppo di Christa. La quattordicenne per salvare il piccolo Theo, il Nato dalla Morte rapito da una banda rivale, chiede aiuto al criptico Jakob per recarsi a Tegel, aeroporto fantasma e covo di un gruppo di ragazzi, poco più che diciottenni, fra i più violenti e sadici di tutta Berlino “[…]Theo si agitò nel sonno, braccia e gambe larghe, e scalciò contro Nora e Christa che gli dormivano accanto; nessuna di loro se ne accorse. Aprì gli occhi e osservò il soffitto affrescato che di notte lo spaventava, mentre di giorno sarebbe rimasto ore a guardarlo, sdraiato sul tappeto, la testa sulla pancia di Nora. Li richiuse. Piagnucolò. Nuotò sotto le coperte e trovò la mano di Christa. Le avvinghiò un dito. Il respiro tornò sereno e il nulla lo riprese con sé. Theo aveva due anni.”
Senza perdersi in troppi giri di parole, gli autori tratteggiano una storia dal grande respiro, intensa, sfaccettata ed emozionante. Nonostante il romanzo stesso sia composto da una miriade di personaggi che, a volte, fanno perdere il senso dell’orientamento, “Berlin, I fuochi di Tegel” nelle sue 200 pagine riesce a sviluppare non solo in maniera più che perfetta la psicologia dei giovani protagonisti – sobillati da una realtà difficile e da i ricordi di una vita passata – ma soprattutto compie il ‘miracolo’ di raccontare una vicenda fluida, per nulla complessa e scritta senza troppi paroloni in modo tale che anche il più svogliato fra i lettori possa essere coinvolto dalla narrazione. Un esperimento quindi del tutto riuscito perché gli scrittori, ispiratosi alla grande tradizione letteraria americana di genere, portano in Italia tutto il fascino di un racconto ambizioso ma con i piedi per terra, emozionante ma non destabilizzante, intelligente ma non fanciullesco, invitante e per nulla banale. Mixando infatti audacemente tutto il romanticismo di Hunger Games, la violenza di Maze Runner ed i colpi di scena di Divergent, “Berlin: i fuochi di Tegel” risulta essere lo young adult perfetto, il romanzo che ricalca alla perfezione tutti i prismi di un genere molto amato, che rispecchia i gusti e la voglia di una generazione in cerca di una lettura affascinante ma che emozioni di cuore e di pancia. “I primi sei mesi successivi al contagio, senza gli adulti a governare, quando branchi di ragazzini alla deriva si stavano spartendo la città, quando c’era chi sceglieva di scavalcare il Muro in cerca di salvezza, quando c’erano ancora riserve di cibo da rubare, negozi da saccheggiare, allora sì, gli scontri erano stati numerosi e violenti”. Convince quindi l’incipit di questa saga tutta italiana, ed anche se bisogna compiere qualche piccolo accorgimento stilistico per limare i suoi difetti, Berlin è un libro che è già storia; un progetto avveniristico per la letteratura di genere che, grazie ad un grande background culturale, si impone nel cuore di milioni di lettori. “Berlin: i fuochi di Tegel” è solo il primo di una lunga serie di storie da raccontare in una Berlino dilaniata da un virus, i cui giovani sopravvissuti si ergono come padri e madri di un mondo che non c’è più.