Canne al vento è il libro più famoso e letto di Grazia Deledda. Il romanzo fu pubblicato dal 12 gennaio al 27 aprile del 1913 a puntate. La storia fu raccolta in un unico volume sempre nel 1913, l’anno prima dello scoppio della grande guerra.
Le vicende prendono forma gradualmente: siamo in Sardegna. Efix è il servo devoto delle dame Pintor, tre sorelle che possiedono un poderetto in decadenza e un titolo nobiliare. Ruth ed Ester sono ormai anziane, mentre Noemi è ancora in età da marito. Ma la vita nella piccola località sarda viene scossa dall’arrivo di Giacinto. Il ragazzo è il figlio di Lia, la quarta sorella delle dame Pintor che è fuggita anni prima sul continente per sottrarsi alla tirannia paterna.
Giacinto, che rende un po’ più movimentata la storia, è tuttavia un giovane in cerca di facile fortuna ed è dotato di tanta energia ma poca concretezza. Tormentato fino all’eccesso non riesce a risollevare le sorti delle zie, perché si innamora di una ragazza di estrazione più bassa e soprattutto perché gioca d’azzardo sperperando tutti i suoi averi. Efix cercherà di condurlo sulla retta via, affinché le dame Pintor possano trovare nel giovane l’erede che le riabiliterà socialmente. Ci riuscirà? Lo scoprirete solo leggendo il romanzo.
Il senso di solitudine e smarrimento, che domina i personaggi, è dato non solo dal contesto storico, che pure condizionò la poetica di Deledda – ma anche dai luoghi che appaiono aspri e duri come la pietra nella loro evidente bellezza selvaggia. I personaggi sono difatti come canne che vengono scosse dal vento del destino.
Grazie Deledda scrisse un romanzo breve che è reso intramontabile dalle sapienti descrizioni ambientali, le quali sono essenziali per lo svolgimento della trama perché è proprio il contesto che condiziona i personaggi, rendendoli immobili ed inerti.
Efix è il fulcro della storia. Il servo – che è il simbolo dell’umana sofferenza – è attaccato al poderetto proprio come i Malavaglia di Verga erano legati alla loro roba ma, a differenza di questi ultimi, è mosso non dall’avidità bensì da un profondo senso di colpa.
Michela Murgia (voce narrante dell’audiolibro del romanzo di Deledda che trovate su Audible), afferma che Canne al vento non sia un’opera verista né decadentista perché il libro della scrittrice sarda, che vinse il Premio Nobel nel 1926, è il primo esempio di romanzo gotico italiano.
Deledda scrisse infatti una storia di fantasmi, di spiriti e di folletti, aprendo le porta al mistero per provare a raccontare tra conservatorismo e modernità, tra vecchi ideali e nuove proposte, con un linguaggio archetipico e mitico, ciò che non potrà mai essere svelato, cioè quale sia il fine ultimo della Vita. di Maria Ianniciello