Iniziata a Firenze un’operazione dalla grande valenza storica e artistica, la doppia ispezione nelle tombe delle Cappelle Medicee. Una nuova ricerca finanziata dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, facente capo al professor Gino Fornaciari (già responsabile, tra il 2003 e il 2009, del “Progetto Medici”) e sostenuta dal Dipartimento Radiologico dell’area fiorentina (UO Radiologia Ospedale di Santa Maria Nuova, diretto dal dottor Ilario Menchi) ha portato quest’oggi alla riapertura del vano sepolcrale di Giovanni dalle Bande Nere e di sua moglie, Maria Salviati – padre e madre di Cosimo I de’Medici, primo Granduca di Toscana – nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee.
Le due sepolture vennero ispezionate nel 1945 da Gaetano Pieraccini e, come le altre indagate durante i lavori del “Progetto Medici”, furono danneggiate dall’inondazione dell’Arno del 1966 e, per questo, necessitavano di una revisione conservativa. I lavori sono diretti dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze (Museo delle Cappelle Medicee) e seguiti per competenza dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di Firenze, Prato e Pistoia e dall’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, secondo un protocollo d’intesa firmato lo scorso 5 novembre.
RISANAMENTO E STUDIO – Dopo l’allestimento del cantiere nell’area centrale della cripta, i lavori sono iniziati questa mattina e alle 11.15 è stato sollevato il grosso macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse di zinco contenenti i resti ossei del grande condottiero mediceo e di sua moglie. Il risanamento delle sepolture, la dettagliata fase di studio dei resti della coppia e la nuova deposizione in idonee casse fornite dalla ditta Ofisa di Firenze, sono le tre fasi di questa operazione che si concluderà nel giro di dieci giorni. In particolare Fornaciari e il suo team – attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie capaci di fornire nuovi dati paleopatologici di rinnovato interesse – condurranno un’attenta operazione di analisi paleopatologica, antropologica e medica dei resti scheletrici al fine di comprendere meglio il tipo di intervento chirurgico che subì il condottiero mediceo prima di morire.
I FATTI STORICI – Giovanni de’ Medici – che in realtà si chiamava Ludovico ed era nato nel 1498 a Forlì -, durante uno scontro armato a Governolo, vicino Mantova, il 25 novembre 1526 rimase vittima di un colpo di falconetto e, secondo la cronaca di Francesco Guicciardini, «il secondo tiro percosse e roppe una gamba alquanto sopra al ginocchio a Giovanni dei Medici». In seguito il condottiero, subì la parziale amputazione della gamba destra, ma non sopra la ferita bensì poco sopra la caviglia, come appare chiaramente dalle fotografie scattate da Pieraccini e Genna nel 1945. La decisione del Maestro Abramo, il chirurgo che eseguì l’intervento, di lasciare “del percosso tanto che il rimanente si putrefece” (come riportato da Giangirolamo Rossi nel 1833) parrebbe equivalere a una condanna a morte; e infatti questa avvenne nella notte tra il 29 e il 30 novembre 1526. La nuova ricerca paleopatologica dell’Università di Pisa, quindi, cercherà tra l’altro di contribuire al chiarimento della mortis causa di Giovanni dalle Bande Nere avvenuta quasi cinque secoli fa. Da ricordare, infine, che il condottiero fu inizialmente sepolto nella Chiesa di San Domenico a Mantova e solo nell’aprile 1685, per volere del granduca Cosimo III de’Medici, i suoi resti vennero segretamente riportati a Firenze per unirsi a quelli dei suoi discendenti, nel mausoleo di famiglia.