Verrà inaugurata il 22 giugno la mostra Come l’acqua come l’oro, che rimarrà aperta al pubblico fino al 23 settembre 2012. In mostra presso i Mercati di Traiano a Roma, dodici opere dell’artista islandese Rósa Gísladóttir realizzate con materiali moderni come jesmonite, alluminio, bottiglie di plastica, acqua e luce fredda. Significativo l’accostamento tra le opere e le imponenti geometrie e simmetrie dell’architettura classica. Un evidente contrasto tra la grandezza del passato, i suoi reperti e il consumismo del presente.
Si tratta, secondo la definizione dell’artista islandese, di “oggetti primari”, ossia elementi d’uso comune, quotidiano – e perciò di età millenaria – che lei stessa ricrea utilizzando appunto i materiali di più ampia diffusione nell’evo contemporaneo, in particolare la plastica.
L’interrogativo sotteso, quasi una provocazione, è quello su quale sorta di reperti, in definitiva quale ambiente, lasceremo ai posteri: dal punto di vista di una “archeologia del futuro”, di che genere di reputazione ci stiamo rendendo responsabili?