Dopo Malanova, l’Osso di Dio e Veleno Cristina Zagaria (nella foto alla vostra sinistra), giornalista, scrittrice e madre di due splendidi bambini, ha deciso di continuare a narrare l’Italia con occhi femminili.Sugar Queen (Sperling & Kupfer), la sua nuova fatica letteraria, racconta la storia di Giada una donna partenopea che per amore della sua vita e dei suoi figli decide di sfidare la crisi economica che attanaglia la sua città e l’Italia intera reinventandosi cake designer. Sugar Queen è una favola contemporanea dove l’ostinazione, la fantasia e la speranza vincono su ogni male.
Cristina, il Suo libro guarda alla crisi con gli occhi di Giada, madre e moglie: questo periodo nero per i lavoratori (o quelli che lavoratori vorrebbero esserlo) secondo Lei è ancora più complesso da affrontare per una donna?
Sì, perché una mamma (e ogni donna nel mercato del lavoro è “una mamma”, anche solo potenzialmente) viene ritenuta un peso e un costo supplementare. In periodi di crisi perciò le donne hanno più difficoltà a essere assunte con contratti a tempo indeterminato. Secondo l’ultima indagine Istat, l’8,7 per cento delle madri (quasi 9 su 10) che lavorano o hanno lavorato in passato hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere in occasione di una gravidanza. E a subire più spesso questo trattamento sono le giovani generazioni.
Sugar Queen è una sorta di favola ambientata in una delle città al contempo più belle e complesse d’Italia. È davvero possibile realizzare un sogno “economico” a Napoli?
Assolutamente sì. E aggiungo sì, anche senza scendere a compromessi. Quasi di fronte al laboratorio di Giada per esempio, un’altra ragazza, Raffaella, ha aperto un bellissimo Bar biologico. O recentemente al Vomero un gruppo di farmacisti under 40 e una libraia molto testarda hanno aperto un concept store dedicato alla salute, il cui motto è proprio: #ioresto. Ci sono tante eccellenze quotidiane a Napoli.
Con i Suoi romanzi Malanova e l’Osso di Dio, Lei è stata narratrice di storie estremamente crude mentre in Sugar Queen la stessa narrazione, anche nelle parti più dure, risulta più dolce. Speranzosa. Come mai questo cambio di registro?
Sugar Queen fa parte di un percorso: narrare l’Italia attraverso lo sguardo delle donne. Se negli anni ‘90 l’emergenza era la ‘ndrangheta (Miserere e L’osso di Dio) e poi c’è stata tutta la battaglia sul fonte delle violenze alle donne (Malanova), oggi credo che la vera criticità per il nostro Paese sia il lavoro. Ecco perché la storia di Giada Baldari. Ma, come in Veleno (il mio ultimo romanzo sulla vicenda di Daniela Spera e sul caso Ilva di Taranto), credo che le donne rappresentino anche un punto di vista privilegiato per poter raccontare la speranza, il riscatto, l’indignazione. Sul giornale spesso parlo dell’Italia violenta e arrabbiata, dell’Italia dei problemi, ma proprio per lavoro incontro anche quell’Italia che lavora, che si sacrifica in silenzio, che con orgoglio va avanti e reagisce. È quell’Italia che ho voluto raccontare nei miei ultimi due libri, in Sugar Queen, con un pizzico di dolcezza in più, visto l’argomento…
Giada si salva grazie al cake design. Lei l’ha mai provato?
Adoro cucinare, ma sono una frana con tutto ciò che richiede pazienza e abilità estetica, adoro guardare Giada e le sue ragazze, ma non mi sono mai cimentata. E` molto più difficile di quello che sembra.
Come la protagonista di Sugar Queen Lei è madre: quali sono i tre cambiamenti che augurerebbe all’Italia per i suoi figli e per tutti i giovani della loro età?
Onestà, competitività, rispetto dei diritti. Un Paese più onesto, competitivo e che rispetta gli individui e i loro sogni. Questo è il futuro che vorrei augurare ai miet bambini e ai ragazzi di oggi.
Sandra Martone