Il giornalista, o meglio il reporter, non è uno scrittore. E` un viandante che con lo zaino in spalla osserva e racconta, nei suoi reportage, ciò che vede. La realtà che descrive è quasi sempre filtrata attraverso i paradigmi della mente. Nessuno, anche il reporter più bravo, può narrare un fatto, senza lasciarsi coinvolgere, perché in un avvenimento ci sono molteplici verità, come in guerra, dove non esistono vincitori ma solo vinti. Da un conflitto tutti ne escono sconfitti. E, mentre arrivano dai Paesi al Sud del mondo storie di sangue e vendetta, in libreria sta per uscire una nuova raccolta di reportage di Ryszard Kapuscinski, il reporter polacco che, più di ogni altro, ha raccontato i conflitti del secolo scorso. Guerre civili che annichilivano lo spirito dei giornalisti, i quali – nonostante uscissero da quegli scenari a pezzi – non potevano non guardare e scrivere e… fotografare.
Cristo con il fucile in spalla, che esce il 18 settembre 2013 sempre per Feltrinelli, fu pubblicato per la prima volta nel 1975 e ristampato più volte. Il libro, che Italia non è mai stato pubblicato, fino a ora, fa conoscere gli inediti punti di vista di Kapuściński, noto per i suoi reportage africani, su altre parti del mondo, altre genti, altre tragedie. Il giornalista scrive dal Medio Oriente, dall’Africa Orientale e dall’America Latina, per capire le ragioni dei palestinesi, dei siriani, dei libanesi, dei giordani, degli ebrei, dei partigiani del Mozambico e del Salvador. Racconta dell’ambasciatore della Repubblica Federale Tedesca in Guatemala, Karl von Spreti, del presidente Salvador Allende e del rivoluzionario Che Guevara, di cui nel 1969 Kapuściński aveva tradotto in polacco e pubblicato il Diario dalla Bolivia. Cristo con il fucile in spalla è un’opera chiave del reporter polacco perché è uno sguardo inedito e ancora di grande attualità; inoltre permette al lettore di comprendere la visione del mondo, la sensibilità sociale e l’empatia del reporter, ma anche perché tradisce un sincero entusiasmo di Kapuściński per le rivoluzioni e le guerriglie di quegli anni. La raccolta prende il nome del sacerdote colombiano vissuto tra i contadini dell’America Latina e che, in sottana e con il fucile in spalla, andò a combattere in un reparto partigiano in Colombia, dove morì.
Leggere questo libro potrà dunque allargare i nostri orizzonti, facendoci trovare una risposta ai nostri tanti interrogativi.