Dal 4 gennaio 2023 su Netflix esce la serie televisiva tratta dal romanzo La vita bugiarda degli adulti (e/o edizioni) di Elena Ferrante. Ho letto il libro, quando è uscito nel 2019, tutto d’un fiato. In verità i romanzi, se sono ben scritti, mi entrano dentro e per giorni i personaggi vivono in me. Quindi, Giovanna de La vita bugiarda degli adulti sta parlando al posto mio. La mia rabbia è la sua, la mia delusione è la sua, la mia frustrazione è la sua, persino il mio pessimismo è il suo perché essere adulti in una società che ci vuole omologanti ed omologabili non è affatto facile.
Trovi qui il libro di Elena Ferrante
La vita bugiarda degli adulti: recensione
Elena Ferrante ci sbatte in faccia in modo spudorato l’amara consapevolezza che esiste uno spartiacque tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti. In questo territorio è facile perdersi. I genitori sono spesso concentrati sulle loro miserie quotidiane e mentono spudoratamente per conservare lo status quo. Almeno quelli di Giovanna fanno così.
Sapete: una volta mio padre mi raccontò che nel suo paese esisteva un fiumiciattolo, attraverso il quale l’area urbana veniva letteralmente divisa dalla campagna. Un po’ come accade ne La Divina Commedia. Ci sono i cattivi, i mezzani e i buoni! Gli ignobili o meglio i cafoni erano sempre disprezzati e beffeggiati dalla gente di paese. Le persone di campagna facevano però altrettanto. I cafoni non tentavano la scalata sociale – che era rappresentata simbolicamente dal fiume – ed accettavano il loro stato ma si difendevano da chi li offendeva ritenendoli inferiori. Quando poi quel fiumiciattolo è stato bonificato, molte cose sono cambiate. La natura spesso crea gli argini, poi noi facciamo il resto!
Elena Ferrante ne La vita bugiarda degli adulti mi ha ricordato che esiste questa separazione forse in ogni località e soprattutto a Napoli. Ed è il frutto di antichi dissapori che spesso nascono nell’ambito delle famiglie perpetuandosi nella collettività per diventare ira, rancore e infine odio.
Un romanzo di formazione?
Elena Ferrante scrive un nuovo romanzo amaro – che qualcuno ha definito ‘di formazione’ -, raccontando tra le righe Napoli e una parte dei napoletani per unire ciò che non può essere unito perché la cultura è difficile che diventi di massa. Non ci sono descrizioni dei luoghi e a parlare in prima persona è Giovanna. L’autrice crea inoltre una sorta di alter ego simboleggiato da Vittoria: la zia ‘sguaiata’ e ‘volgare’ di Giovanna. Una donna che proviene dal popolo minuto e che ha rotto i rapporti col fratello colto a causa di un amore fedifrago. Giovanna per entrare nel mondo degli adulti a pieno titolo e diventare così donna deve scoprire la menzogna in chi gli è più caro: i suoi genitori. Per crescere deve arrabbiarsi e per arrabbiarsi deve prendere le distanze da chi l’ha generata. Si deve anche scontrare con l’universo conosciuto abbracciando l’inconoscibile e l’infrequentabile. Deve diventare viscida, sguaiata e cattiva proprio come la zia Vittoria.
Elena Ferrante ne La vita bugiarda degli adulti traccia uno spaccato sul mondo adolescenziale ma priva il libro di quella speranza che rende un romanzo di formazione. Questo romanzo tuttavia ti lascia l’amaro in bocca, ti mette alle strette, ti rievoca la tua adolescenza, con le insicurezze e con gli amori sbagliati, alza il sipario sul lato più buio di un’età in divenire. Non mi ha appassionato questo libro; volevo finirlo presto per togliermi dalla pelle e dalla testa la Giovanna/Vittoria che vive in me! (Recensione di Maria Ianniciello pubblicata per la prima volta nel 2019 e aggiornata il 22 dicembre 2022)