Terre di Libri pubblica una versione originale di “Al Polo Nord”, romanzo del grande Emilio Salgari. La trama e la recensione dell’opera.
Emilio Salgari è uno scrittore conosciuto principalmente per i suoi celebri romanzi d’avventura come quelli appartenenti al ciclo dei Pirati della Malesia o a quello dei Corsari delle Antille e per aver creato personaggi di grande successo come Sandokan, Yanez e Il Corsaro Nero.
Probabilmente non tutti però sanno che l’autore si era cimentato anche in romanzi dedicati alle esplorazioni che nella seconda metà dell’Ottocento fecero conoscere le zone ignote della Terra.
“Al Polo Nord” fa parte di questo filone: si tratta di una storia d’avventura ambientata fra i ghiacci, pubblicata nel 1898. La casa editrice “Terre di libri” ha deciso di riproporre il volume, corredandolo delle incisioni originali di Giuseppe Gamba.
La prefazione è raccontata in prima persona dallo stesso Salgari sulla base di quanto appreso da un visitatore, Harry Mac-Doil, che gli chiede di trascrivere le memorie dell’unico equipaggio riuscito a raggiungere il punto più a nord del Mondo; il seguito è invece narrato in terza persona, e a farla da padrone sono i protagonisti della vicenda, Sandoe e lo stesso Harry Mac-Doil, due cacciatori di lontre della Compagnia Russo-Americana, che improvvisamente si trovano catapultati all’interno di un sottomarino, il Taimyr, diretto verso il Polo Nord.
Nonostante gli imprevisti e le difficoltà, la meta viene raggiunta. Il ritorno, invece, riserva delle terribili sorprese: dopo la perdita del Taimyr e dell’intero equipaggio, il solo Mac-Doll, che vedrà morire l’amico Sandoe, sarà miracolosamente salvato da una nave di passaggio.
La trama, come da tradizione salgariana, è ricca di intrecci, colpi di scena, tensione emotiva e talvolta commozione, il tutto condito, di tanto in tanto, da un po’di sano umorismo.
La narrazione è scorrevole, complici un linguaggio chiaro e semplice (anche se d’altri tempi) e una storia avvincente, che lascia spesso con il fiato sospeso.
Nel libro è facile trovare richiami ai romanzi del grande Jules Verne, in particolare a “Ventimila leghe sotto i mari” e “Le avventure del capitano Hatteras”, anche se talvolta sono presenti descrizioni dal sapore quasi enciclopedico, prerogativa di Salgari, che lo fanno assomigliare a una pubblicazione del National Geographic.
Precorrendo i tempi (il Polo Nord è stato raggiunto circa un decennio dopo la pubblicazione del racconto), l’autore ci conduce in un ambiente ostile e pericoloso, raccontando lo svolgersi della vicenda con dovizia di particolari e mostrando scenari che difficilmente potremmo incontrare nella quotidianità, ma che tuttavia siamo in grado di figurarci nella mente, grazie allo stile dell’autore e alle sue abilità narrative.
Il volume si conclude con alcuni articoli scritti dallo stesso Salgari riguardanti le esplorazioni polari dell’epoca.
Ancora una volta, il grande Salgari non delude. La sua brillantezza narrativa, la sua straordinaria inventiva che pur si nutre di fatti reali, coinvolgono il lettore e lo immergono totalmente nella vicenda, consentendogli di intraprendere un vero e proprio viaggio nella terra dei ghiacci.
Chiara Bernasconi