Quando approdate su un’area di servizio per fare benzina oppure per una breve sosta, tenete in mente questo nome: Enrico Mattei. Sì, il presidente dell’Eni, colui che portò in alto il nome dell’industria italiana conferendogli un prestigio internazionale senza precedenti. Basti pensare che dagli Usa importò l’idea del Metano, allora fonte sconosciuta in Europa, e il “custode care” dei nostri giorni, cioè la stazione di rifornimento con servizi igienici, bar, tabacchi e addirittura con il Motel. Inoltre, come se non bastasse, ricercò una fitta collaborazione con i nuovi gruppi petroliferi del Terzo Mondo, dialogando con alcuni leader di quegli Stati, come Nasser e lo Scià di Persia. Poco prima di morire avrebbe dovuto incontrare anche il presidente americano Kennedy per discutere di un piano di collaborazione. Mattei, che aveva un forte senso di ospitalità e che forse proprio per questo faceva del viaggio il suo lavoro, visitò più di trenta Paesi in dieci anni facendo diventare il suo aereo personale un vero e proprio ufficio. Era un uomo che amava il suo lavoro e la nazione, ma il 27 ottobre 1962, proprio come oggi, il presidente dell’Eni scomparve in un attentato aereo, poco lontano da Linate. Con lui morirono il pilota e un giornalista anglosassone. Sulle cause della sciagura non si è mai fatta luce. L’unico dato evidente è che l’industria italiana era diventata troppo all’avanguardia…
DAL LIBRO “ENRICO MATTEI, SCRITTI E DISCORSI 1945 – 1962
Roma – 25 aprile 1949
“Un governo stabile, l’ordine pubblico saldamente presidiato, relazioni diplomatiche corrette con tutti i Paesi del mondo, iniziative italiane, come quella dell’agganciamento alla Organizzazione per la cooperazione economica europea, del nuovo organismo politico interstatale europeo, che vengono accolte, invito dell’Italia a partecipare a un patto di sicurezza che ci pone al riparo della invasione e della rivoluzione, possibilità per il nostro governo di difendere i più alti interessi del Paese, come quelli coloniali, anche dinanzi a consessi internazionali dei quali ci era stata finora sbarrata strepitosamente ed inesorabilmente la porta di ingresso. Questa Italia operosa e risorgente guardi dunque indietro con animo trepido e grato alla dolorosa, ma ardente epopea conclusa il 25 aprile del 1945 e cosparga di memori fiori le mille e mille tombe di cui è disseminato il cammino della vittoria. Chi ebbe fede nei destini della patria, e ne raccoglie oggi, nella letizia comune, i frutti ricchi di promesse, tende idealmente la mano anche a chi in buona fede ha combattuto sull’altra parte della barricata. Le guerre civili lasciano inesorabilmente una scia dietro di sé, che più facilmente si cancella quando il vincitore trova in sé la generosità di dimenticare. La Pasqua del Signore, che abbiamo celebrato proprio in questi giorni, ci ricordi che siamo tutti figli di un solo padre che compatisce i nostri errori, ma ci illumina e ci sospinge senza violenza, ma anche eliminando gli ostacoli, sulla via del bene. In linguaggio politico questa via del bene si chiama Italia. Per essa abbiamo sofferto, per essa sono caduti i generosi che oggi celebriamo. Assistere alla sua resurrezione economica, morale e politica significa vedere realizzato il loro sogno che, per i morti, fu anche vaticinio e promessa”.
Enrico Mattei
Per approfondimenti sulla vita di Mattei: http://www.eni.com/enrico-mattei/pagine_html/la-vita.html
Per approfondimenti sull’Eni: http://www.eni.com/