Recensione del libro di Valentina Petrini
Il libro di Valentina Petrini, Non chiamatele fake news (2020, Chiarelettere. Lo trovi qui), è un’ottima base da cui partire per comprendere come funzione la disinformazione in Italia, cos’è che l’alimenta, cosa la tiene in vita, cosa la produce. Grazie all’esperienza sul campo, anche come reporter e ad una grande curiosità, la giornalista Valentina Petrini ha scritto un libro che resta nel tempo per l’argomento trattato.
La giornalista televisiva, partendo da Donald Trump, che soleva liquidare i giornalisti che lo contraddicevano con il termine riduttivo e offensivo “fake news”, racconta molti aneddoti della sua carriera, dalle esperienze come reporter nei Balcani e non solo, passando per Piazzapulita, fino ad arrivare a Fake – La fabbrica delle notizie in onda su Nove dove nelle vesti di conduttrice, con la sua squadra di giornalisti e molti ospiti, Petrini si occupa dal 2019 di Fake News, Debunking, Fact-Checking, che sono le nuove sfide del giornalismo contemporaneo.
Ma come si smonta una fake news?
Nel libro, che sto recensendo, l’autrice non solo spiega come si smonta una fake news ma si occupa anche della disinformazione legata al Coronavirus e al cambiamento climatico, parla inoltre del rapporto della Commissione Europea, del ruolo dei social nella lotta alle fake news, soprattutto in materia di salute e nel corso delle campagne elettorali dei vari Paesi.
Infatti, a proposito di Politica, esiste una tecnica molto in voga, precisa Valentina Pretini, che si chiama newsjacking e consiste nel lanciare notizie a furor di popolo. In Italia è stata molto usata da Matteo Salvini.
“L’obiettivo di questa tecnica è arrivare a studiare tutti noi, nel corso del tempo. Il sistema elabora una profilazione, cioè riesce ad individuare esattamente i temi che piacciono o non piacciono, le polarizzazioni attuali ma anche come le persone prenderanno alcuni tipi di risposte o affermazioni che faremo. Raccolte queste informazioni, il passo successivo è spingere all’azione diffondendo soltanto le notizie che motivano le persone a rilanciarle, nel bene e nel male. Così agisce la macchina di polarizzazione sui social“.
Molti spunti interessanti per approfondire…
Questi sono solo, ovviamente, dei piccoli assaggi del libro, in realtà nel testo c’è tanto altro. Per esempio c’è un’intervista molto avvincente al giornalista scientifico americano David Quammen, autore di Spillover (Adelphi, 2017), dove viene descritto molto bene il fenomeno della zoonosi sfruttando la tecnica del reportage.
Il libro di Petrini, che si avvale della prefazione di Corrado Formigli, termina con un’appendice, dove sono riportati gli interventi di alcuni dipendenti dei principali social media, e con un elenco delle fonti più accreditate per la lotta alle fake news e per ricevere un’informazione corretta e veritiera. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello