FEDERICO BARIO E I VOLTI GROTTESCHI DEL ‘900

Federico Bario

Hirohito. All’ombra di un impero, e dentro l’urne

Quindici ritratti ideologici per raccontare i personaggi che, nel bene e nel male, hanno influenzato la storia del secolo scorso, da Hitler a Gandhi, da Che Guevara a Lenin, passando per Hirohito, Kafka, Mao e Fidel Castro. Sono loro i protagonisti della personale di Federico Bario intitolata “WallsGrotesqueMoloch” e ospitata attualmente a Malgrate (Lecco). A raccontarci come sono nate queste opere è l’artista stesso.

«Dall’anno scorso sto lavorando su una mostra dal titolo Walls, con 18 opere dedicate al muro. Poi questo muro è stato abbattuto e ho ritrovato le icone del passato che hanno avuto grande influenza sulla storia ma anche sulla mia vita, negli anni ’60 e ’70. Quello che ho voluto rappresentare è un contrasto tra le immagini ufficiali utilizzate dalla propaganda per rendere questi personaggi simpatici al grande pubblico, e il contesto grottesco in cui sono inseriti. Per Hitler non è stato tanto semplice ma quello della Shoa è un tema che mi sta molto a cuore e a cui ho dedicato due mostre in collaborazione con il museo di Auschwitz. L’intento dei miei lavori è quello di ricordare e far riflettere sul passato ma soprattutto di esorcizzarlo. Gli avvenimenti del ‘900 hanno segnato indelebilmente anche il nuovo millennio, con la globalizzazione e i fondamentalismi a farla da padrone, tanto che la prossima mostra sarà dedicata proprio alla religione e al ruolo decisivo che ha e ha sempre avuto nell’influenzare il corso degli avvenimenti. Quando una dittatura implode e si trasforma in teocrazia è molto più difficile da controllare e scardinare perché si poggia su basi religiose. Con la globalizzazione poi, può insinuarsi ovunque, non ci sono confini geografici ad arginarla. È aberrante strumentalizzare la religione e farne la giustificazione per gli omicidi, le lapidazioni, le bombe. Le si sottrae il suo ruolo culturale e pacifico per trasformarla in uno strumento a servizio della cattiveria e della sete di potere umani».

Ricordare, dunque, ma anche esorcizzare il passato affinché determinati orrori non si ripetano più. «Abbiamo bisogno di voltare pagina – dice Federico Bario – Io cerco di farlo in maniera grottesca per prendere le distanze da certi avvenimenti e personaggi, e guardare oltre».

Tra le figure ritratte ce n’è uno che, secondo l’artista, ha influenzato più di altri la storia contemporanea. «Hitler e il nazismo. Dove hanno dominato le ideologie comuniste non sono rimaste molte tracce ma il nazionalsocialismo ha plasmato intere generazioni. La fabbrica moderna riprende il concetto di lager dove tutto ciò che non viene distrutto viene riciclato, come avveniva ad esempio con i capelli detenuti nei campi di concentramento, che venivano riutilizzati per farne cappotti da fornire ai soldati. Quando gli uomini diventano numeri, l’umanità si spersonalizza e questo è ancora evidente sotto molte forme. Mi piacerebbe che anche Gandhi avesse lasciato un segno così profondo ma purtroppo ciò non è avvento, visti la povertà e il fondamentalismo islamico dilaganti in India. Anzi, Gandhi stesso è stato una delle prime vittime dell’integralismo religioso, induista ma pur sempre integralismo».

Kafka – Processo al profeta mutante

Nazismo e comunismo hanno commesso orrori simili ed entrambi sono finiti nelle opere di Bario, ma con una differenza. «Del nazismo si è parlato molto di più che del comunismo, benché sia durato soltanto pochi anni, mentre molti leader comunisti sono ancora vivi con i loro orrori. Tuttavia, comunismo e socialismo partono da un’ideologia filosofica che mette al centro l’uomo. Il nazismo invece è soltanto un’ideologia di morte, proprio come oggi lo è il fondamentalismo islamico, che condivide molti simboli e concetti con il nazionalsocialismo».

Nei suoi quadri, Bario utilizza una tecnica mista con acrilico e smalti ad acqua, pigmenti e ossidi mescolati a colle, legno e carta. «È una tecnica che mi consente di esprimermi molto liberamente. Da anni lavoro prevalentemente con le mani, utilizzando pochissimo il pennello. Il colore puro, mischiato ai cosiddetti materiali poveri, mi consente ci creare strati sovrapposti che danno un’idea di profondità, essendo la prospettiva quasi assente, e rendere le opere più d’impatto».

Piera Vincenti

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