E’ la trasparenza dell’acqua in quanto essenza volatile, ma primaria, indispensabile ad essere al centro delle opere dell’estro artistico di Franca Ghitti. L’acqua, come qualsiasi altro materiale da manipolare, da forgiare, da rimodellare affinché l’esplosione dei sentimenti vengano fotografati nella limpidità di un pensiero estroso, controverso, gioioso, pacato, annientatore. Il tutto senza colore, né odore, ma naturalmente consistente nella freschezza di un’immagine riflessa: quella dell’anima di un’artista progettuale e concettuale. Il percorso interiore della Ghitti, in un’esposizione artistica a Brescia, con 30 sculture per raccontare i suoi ultimi trent’anni. “Le vie dell’acqua”, questo il titolo scelto per la mostra, incorniciata nel monumentale Castello Scalinero di Sirmione dal 30 giugno al 26 settembre. L’esposizione curata da Renato Gentile è organizzata dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia Cremona e Mantova, in collaborazione con l’Archivio Franca Ghitti. L’artista, nativa del Val Camonica, lavora da anni, e precisamente dagli anni ‘60, su di un progetto idea di scultura ecologica, dove l’acqua è protagonista, non come elemento in sé, ma in relazione al territorio. Elemento espressivo ben evidenziato nella rassegna di Sirmione con una serie di lavori tra cui il legno con Bosco Bruciato ferro o le grandi sculture e le installazioni in ferro come Albero, Cascata, Acqua, Pioggia, Vele, o ancora Acqua su i Navigli, Il Segno dell’acqua, Onde.
Franca Ghitti, usa la “scultura come linguaggio assoluto” usando un “materiale” eterno, anonimo in perfetta armonia con il territorio, la vita determinandone i percorsi, l’evoluzione, e l’inaspettata trasformazione. La grande e smisurata forza di questo elemento che riesce a “lavorare”, senza fatica, ma con essenzialità e determinazione. «Una materia liquida e volatile, il cui peso è leggerezza», così definisce l’acqua in un suo scritto della Ghitti, che non può essere scissa né dalla natura, né dall’uomo e nemmeno dall’origine della vita stessa perché essa stessa origine ed infinito.
Nel 2014, verrà pubblicata (Umberto Allemandi editore) una monografia completa del suo lavoro, a cura di Elena Pontiggia, mentre è in preparazione il catalogo ragionato delle sue opere, in collaborazione con Marco Meneguzzo.
Note Biografiche
Franca Ghitti (1932-2012) nasce a Erbanno in Val Camonica. Studia all’Accademia di Brera a Milano, frequenta a Parigi l’Académie de la Grande Chaumière, a Salisburgo il corso di incisione diretto da Oskar Kokoschka.
Realizza negli anni Sessanta le prime sculture in legno (Vicinie, Rogazioni, Litanie) proponendosi di definire fin da allora un’immagine dello spazio che abbia anche una dimensione del tempo e della storia. Recupera legni usurati, avanzi di segheria, chiodi, per evocare la presenza di una cultura intessuta di elementi costanti e ripetuti: è già un lavoro di mappatura antropologica.
Dal 1969 al 1971 vive e lavora in Kenya, dove realizza, per incarico del Ministero degli Esteri, le grandi vetrate legate in cemento della Chiesa degli Italiani a Nairobi. I viaggi e i contatti con molte culture tribali le chiariscono il valore dei codici formali come sedimenti, “altri alfabeti” lasciati dalle comunità e dalle strutture sociali.
Rientrata in Italia, lavora il legno e il ferro, rivisitando linguaggi ormai emarginati, legati alle vecchie tradizioni di lavoro nei boschi e nelle fucine.
Nel 1979 realizza Ghitti-Gates, scultura-cancello per il Museo Agricolo del Castello di Brunnenburg in Alto Adige.
Sue mostre sono presentate in importanti sedi a Mantova, Torino, Milano, Heidelberg, fino alla grande antologica di Palazzo Braschi a Roma nel 1988.
Già dagli anni Settanta la scultura di Franca Ghitti, che ha preso le mosse delle strutture fondanti le architetture rustiche (corde annodate, tacche sulle cortecce, allineamenti e incastri di legni e pietre), dialoga direttamente, in grandi installazioni, con le tecniche modulari e le architetture contemporanee.
Tra i vari interventi pubblici, l’idea di una scultura creatrice di luoghi di riflessione e identificazione collettiva si esprime in una grande installazione in rapporto con lo spazio urbano per la piazza di Nadro in Val Camonica e in grandi installazioni in ferro per varie sedi, in Italia e all’estero, della Banca Credito Italiano. Nel 1995 una sua antologica viene ospitata nelle sale di Palazzo Martinengo e nell’ex Chiesa di San Desiderio a Brescia.
Nel 1997 realizza significativi interventi pubblici, come Il segno dell’acqua, una grande struttura a cascata in ferro nel lago di Iseo (Brescia); L’Archivio dei materiali, un intervento ambientale con vetrocemento, pietra, ferro e legno nel nuovo quartiere di edilizia residenziale di San Polo a Brescia; Il mappale cubico per la sede dei Costruttori di Brescia. Rinnova così la ricerca sulle Mappe, recuperando scarti di ferro.
Nel 1998 termina le vetrate per una nuova chiesa a Bergamo e come Visiting Professor all’Akademie del Bildenden Künste di Vienna realizza cinque installazioni dal titolo Altri Alfabeti, affidando a materiali diversi (terra, calce, rete di ferro, corde) un ripensamento di alcuni snodi delle sue sculture ambientate, vere e proprie Mappe. Continua il dialogo con architetti e progettisti che trovano nei suoi lavori momenti di incontro e di confronto per una riflessione viva sullo spazio come “luogo di appartenenza”.
Nel 2000 espone Other Alphabets alla O.K. Harris Gallery di New York; i Cancelli d’Europa a settembre a Monaco di Baviera (Pasinger Fabrik) e a novembre a Bilbao (Fundacion Bilbao Bizkaia Kutxa).
Nel 2001 realizza una grande scultura in ferro per la Rocca di San Giorgio a Orzinuovi (Brescia) dove allestisce la mostra Cancelli d’Europa con sette grandi installazioni in ferro.
Nel 2003 per Pitti Immagine Uomo, alla Fortezza da Basso, a Firenze, realizza l’Albero-vela e la Spirale, una grande installazione in ferro. Sempre del 2003 l’antologica Altri Alfabeti: sculture e installazioni nel Palazzo Besta di Teglio (Sondrio). Nel novembre-dicembre dello stesso anno presenta Maps-Mapping, sculture e installazioni alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art di New York. Qui il tema delle mappe, fondamentale nel suo percorso, viene ripensato in una prospettiva più vasta e attraverso una nuova ricerca di materiali.
Nel 2008 la mostra Pages – Nails alla OK Harris Works of Art di New York propone le Pagine chiodate, opere inedite di grafica e scultura realizzate con carta, cartone e chiodi. A settembre 2008 su invito di BresciaMusei, inaugura la mostra La città e la sua impronta al Castello di Brescia.
In maggio e giugno 2009 presenta il Progetto per zona Navigli. Scultura nella città – Acqua sul Naviglio, Museo della Permanente, Milano. Segue, durante il mese di ottobre, la nuova esposizione La ville et son empreinte – Sculptures et installations nelle sale dell’École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris La Villette. Tra marzo e aprile 2010 termina le Porte del Silenzio e l’arredo per la cappella del Nuovo Ospedale di Como.
Negli ultimi anni, la sfida di Franca Ghitti è diventata quella di affrontare il suo tempo, le tecnologie e i linguaggi seriali, restituendo ad essi un ritmo di elementi esistenziali, in sequenze stratificate di stampi e scarti di lavorazione del legno e del ferro. Le sue installazioni trasformano uno spazio geometrico in uno spazio storico, così che il “luogo della scultura” si offre come deposito e archivio di vere e proprie strutture ideologiche, sociali e di lavoro.
Si sono occupati del suo lavoro personaggi della cultura e della letteratura, tra cui Vanni Scheiwiller, Vittorio Sereni, Roberto Sanesi, Italo Calvino, Maria Corti, Mary de Rachewiltz, John Freccero, Franco Loi, nonché storici dell’arte e critici tra i quali: Giulio Carlo Argan, Carlo Belli, Carlo Bertelli, Rossana Bossaglia, Enrico Crispolti, Cecilia De Carli, Elda Fezzi, Ivan Karp, Fausto Lorenzi, Giuseppe Marchiori, Margaret Morton, William Klein, Bruno Passamani, Elena Pontiggia, Walter Schoenenberger.